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Dall’oratorio Rua arriva il progetto “AMICO CLICK”

Presso l’oratorio Michele Rua di Torino, con il 2021 e più precisamente dall’8 Gennaio, è partito il progetto per il supporto digitale “AMICO CLICK“, uno sportello completamente gratuito ed aperto a TUTTI.

– “È davvero bello vedere come i giovani siano il cuore dell’iniziativa, che rientra nella più ampia progettualità della Caritas, come abbiano saputo cogliere e concretizzare bisogni che emergono dal territorio di Barriera di Milano, mettendosi a completa disposizione e formandosi per supportare al meglio chi ha più difficoltà a rapportarsi con il mondo del digitale.

L’ anno appena concluso ha, infatti, accentuato il grande divario digitale che già esisteva.
“Camminate coi piedi per terra e col cuore abitate in cielo.” Questa frase di Don Bosco ci ricorda che è necessario sognare in grande per realizzare piccoli passi. Ciò che è importante, e che dà ancora più cuore all’iniziativa, è il supporto che le diverse realtà all’interno della comunità hanno dato”- così Don Mauro Zanini, direttore della casa salesiana del Michele Rua, ci racconta il progetto.

AMICO CLICK ha come obiettivo quello di rispondere alla domanda: COME FARE PER
Nel mese di gennaio è attivo il servizio pilota delle iscrizioni a scuola, ma già a febbraio partiranno altri servizi (spid, mail, videochiamate, scaricamento app…) ed altri ancora verranno aggiunti nei mesi successivi.

Per accedere, basta prenotare un appuntamento al numero 3272486437 nei seguenti orari:

  • Lunedì 15.00-17.00
  • Venerdì 15.00-17.00
  • Sabato 10.00-12.00.

Per rimanere aggiornati, è possibile visitare i canali social dell’oratorio Michele Rua.

Museo Casa Don Bosco: “Tutto per gioco, nulla per gioco”

Museo Casa Don Bosco, in collaborazione con Museo Etnografico Missioni Don Bosco presenta “Tutto per gioco, nulla per gioco”: l’attività formativa per educatori, insegnanti e associazioni culturali
promossa dal progetto “Crescere in città” della Città di Torino. Un progetto rivolto agli insegnanti della scuola primaria, della scuola secondaria di primo grado e agli educatori di cooperative e associazioni culturali.

Tra gli obiettivi che si prefigge il progetto, far conoscere e promuovere le diverse realtà del museo Casa Don Bosco e Museo Etnografico Missioni don Bosco; diffondere il concetto del “Museo come luogo di incontro, relazione e formazione”; far comprendere che il gioco è empatia: il ragazzo costruisce rapporti con i coetanei, impara a stare con gli altri; favorire l’inclusività trasformando il gioco individuale del ragazzo al gioco di squadra che introduce un nuovo elemento, l’“altro”; trasmettere l’importanza delle dinamiche del gioco all’interno del sistema educativo: il gioco è educazione, attraverso di esso il ragazzo fa suoi i grandi ideali della vita come la lealtà, la generosità, l’onestà, lo spirito di sacrificio, l’impegno.

Data del primo incontro:
18 marzo 2021
dalle ore ore 17.00 alle ore 18.00
(in sede del primo appuntamento, verranno concordate con i partecipanti le date successive)

Per partecipare

Per partecipare occorre registrarsi entro il 12.03.21 al seguente indirizzo: info@museocasadonbosco.it
Numero partecipanti: 30/35
Costi: gratuito

Referenti organizzativi:
Stefania De Vita, direttrice museo Casa Don Bosco;
Elisabetta Gatto, curatrice Museo Etnografico Missioni Don Bosco.

Mons. Nosiglia: lettera di Natale ai fratelli e sorelle in carcere

Auguri a distanza da parte del arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia per i fratelli e le sorelle detenuti nelle carceri, in assenza della visita tradizionale impedita dalle norme anti covid. Di seguito il comunicato stampa dedicato e il rimando alla lettera di Nosiglia per Natale.

Quest’anno, a causa delle norme anti covid, l’Arcivescovo di Torino con rammarico non può celebrare, come da tradizione, la Messa di Natale con i detenuti del carcere «Lorusso e Cutugno» e dell’Istituto minorile Ferrante Aporti. Per questo, attraverso la rubrica dedicata ai temi della detenzione «La Voce dentro» pubblicata del settimanale diocesano «La Voce e il Tempo» di domenica 20 dicembre 2020, mons. Cesare Nosiglia invia una lettera a tutti gli amici reclusi dei penitenziari torinesi.

Il settimanale della Chiesa torinese ogni settimana entra al «Lorusso e Cutugno» e nell’Istituto minorile Ferrante Aporti grazie alla generosità di tanti lettori che hanno risposto all’appello «Abbona un detenuto» lanciato dalla redazione in occasione delle festività natalizie 2018, in sintonia con l’invito dell’Arcivescovo a considerare «il carcere degli adulti e quello minorile parrocchie della nostra diocesi».

In allegato la lettera di mons. Nosiglia ai fratelli e alle sorelle detenuti

CNOS FAP, lettera del direttore: “Lasciamoci guidare dalla speranza”

Pubblichiamo la lettera mensile del direttore generale del CNOS FAP regionale, Lucio Reghellin.

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Non vorrei aggiungere altri commenti ai tanti che sentiamo in questo periodo, se non invitarvi alla Speranza.

Mi consola il fatto che anche don Bosco ha vissuto una situazione simile.

Nell’estate 1854 a Torino scoppia il colera che ha il suo epicentro a Borgo Dora, dove si ammassano gli immigrati, a due passi dall’oratorio di don Bosco. A Ge­nova ha già fatto 3.000 vittime in un solo mese, a Torino, 800 colpiti e 500 morti. Il sindaco rivolge un appello alla città, ma non si trovano volontari per assistere i malati né per trasportarli al Lazzaretto. Tutti sono presi dal panico. Il giorno della Madonna della Neve (5 agosto) don Bosco raduna i suoi ragazzi e promette: «Se voi vi mettete tutti in grazia di Dio e non commettete nessun peccato mortale, io vi assicu­ro che nessuno di voi sarà colpito dalla peste» e chiede loro di dedi­carsi all’assistenza degli appestati. Tre squadre: i grandi a servire nel Lazzaretto e nelle case, i meno grandi a raccogliere i moribondi nelle strade e i malati abbandonati nelle case. I piccoli in casa disposti alle chiamate di pronto inter­vento. Ognuno con una bottiglietta di aceto per lavarsi le mani dopo aver toccato i malati. La città, le autorità, anche se anticlericali, sono sbalordite e affascinate. L’emergenza finisce il 21 novembre. Tra agosto e novembre a Torino ci furono 2.500 appestati e 1.400 morti. Nessuno dei ragazzi di don Bosco si ammalò[1] .

Che cosa fare oggi? Credo sia importante affrontare il momento con realismo ma senza lasciarsi prendere dal panico. Cerchiamo di fare il bene degli allievi, lasciandoci interrogare dalle famiglie, dai ragazzi e dalla situazione dei colleghi. È necessario confrontarsi insieme per analizzare la situazione, magari pregarci sopra, prendere le decisioni opportune e poi attuarle. Don Bosco, a chi chiedeva qual era il suo metodo, rispondeva: “Vado avanti come lo spirito mi ispira e le circostanze mi suggeriscono”[2]Credo sia un metodo che ci può aiutare anche in questi momenti. Andiamo avanti affrontando la realtà con pazienza e coraggio, senza troppe lamentele e paure, lasciandoci guidare dalla Speranza.

Alcune sedi operative sono più provate, altre di meno. Alcune situazioni famigliari sono difficili.

A chi è stato colpito dal virus, ai ragazzi, ai colleghi e ai loro congiunti, auguro una pronta guarigione e una ritrovata voglia di ‘vivere’.

Lucio Reghellin

 

Adma, a Torino si è svolto il XXX Congresso: “Sognate e fate sognare”

Pubblichiamo l’articolo dell’agenzia ANS sulla XXX Giornata Mariana dell’ADMA che si è svolta a Torino.

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(ANS – Torino) – “Sognate e fate sognare”. È questo il motto della XXX Giornata mariana dell’ADMA svoltasi a Torino domenica 20 settembre con circa 400 partecipanti tra adulti e giovani. Una Giornata un po’ speciale, perché segnata dal passaggio di consegna dell’animazione dell’Associazione da don Pierluigi Cameroni a don Alejandro Guevara. Un clima di festa e di riconoscenza ha segnato l’evento, con momenti di partecipazione e commozione, come la consegna di un bellissimo album fotografico e delle stole mariane. Il Sig. Renato Valera, Presidente dell’ADMA, ha coordinato la giornata, sottolineando come Maria Ausiliatrice accompagni sempre l’Associazione.

Don Cameroni ha ripercorso il cammino di quasi 14 anni, raccontando cosa ha significato per lui animare l’ADMA, guardando a Don Bosco apostolo dell’Ausiliatrice e fondatore dell’Associazione: “L’Associazione cresce e matura nella misura in cui ogni socio sente la chiamata a rispondere ad una grazia ricevuta, a ‘restituire’ o meglio a condividere e diffondere la grazia sperimentata, perché la fede si rafforza donandola: ciò si traduce in presenza viva e dinamica nella propria famiglia, sul posto di lavoro, nel partecipare alla vita formativa e di preghiera dell’Associazione, nel dedicare tempo ed energie all’ADMA… La Madonna ci ha sempre guidato in questi anni, ci ha ispirato in tante circostanze senza essere troppo legati e vincolati a progetti e programmi. La vita cristiana, come l’educazione, è come un fiume che non va troppo imbrigliato, ma lasciato libero nel suo percorso: accompagnato, non forzato o costretto… Una delle realtà che più mi ha aiutato a crescere spiritualmente è stata la grande capacità di condivisione della vita e della fede in particolare duranti i ritiri e gli esercizi spirituali. La comunione in Dio crea dei legami fortissimi tra le persone e rafforza l’esperienza credente e l’identità vocazionale di ciascuno”.

Don Alejandro Guevara ha condiviso la sua storia di vita e come è arrivato a questa missione affidatagli dal Rettor Maggiore. Don Roberto Carelli ha presentato il cammino formativo dell’anno 2020-2021 dal titolo “Sognate e fate sognare”, ispirato allo lo slogan di Papa Francesco indirizzato ai salesiani alla conclusione del Capitolo Generale: “Don Bosco sognava e faceva sognare. Ma i suoi sogni non erano fuga dalla realtà, al contrario, immersione nella realtà, e non avevano a che fare con il sonno e l’inerzia, ma con la vigilanza e le opere, non con la genialità e l’intraprendenza puramente umana, ma con le ispirazioni e la fecondità di Dio. L’invito a sognare e a far sognare ci sollecita a prenderci cura della formazione, quella dei giovani come quella degli adulti, perché ci incoraggia a non fermarci ai fatti, a non affogare nelle occupazioni e nelle preoccupazioni, e ci chiede di metterci, secondo lo spirito di Don Bosco, nella prospettiva di Dio, nell’ottica della grazia, della fede, della vocazione e della missione, della lode e del servizio di Dio, di una vita contemplativa e operativa non chiusa in sé ma dedicata agli altri, specialmente se più poveri”.

Nel pomeriggio, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, la partecipata celebrazione eucaristica presieduta da don Leonardo Mancini, superiore del Piemonte-Valle d’Aosta, nel corso della quale 6 aspiranti hanno condiviso la gioia e la grazia di entrare a far parte dell’ADMA e della Famiglia Salesiana. Una giornata di grazia con tanti doni e motivi per pregare, per ringraziare, per affidare e continuare a sognare!

Un ricordo speciale per don Aldo Rabino

Nella Celebrazione Eucaristica di questa mattina, mercoledì 15 luglio 2020, presso la Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino – Valdocco, è stato ricordato don Aldo Rabino, salesiano e “padre spirituale del Torino” scomparso il 18 agosto 2015. Dal 1969 don Aldo si era dedicato interamente ai giovani di Torino e ai poveri dell’America Latina attraverso l’Associazione OASI (Ora Amici Sempre Insieme) da lui fondata e che conta oggi circa 500 volontari. Nel 1971 don Francesco Ferraudo gli lasciò l’incarico di padre spirituale del Torino e così per oltre quarant’anni è stato legato al Toro e ai suoi ragazzi.

A celebrare stamane la S.Messa, nel giorno in cui don Aldo Rabino avrebbe festeggiato 81 di età, Mons. Giuseppe Anfossi, Vescovo emerito di Aosta e caro amico di don Rabino, il quale ha voluto ricordarlo durante l’omelia per l’importante contributo nel diffondere il carisma di Don Bosco tra i ragazzi, anche nello sport.

 

Tra i numerosi partecipanti alla Celebrazione di questa mattina che hanno voluto ricordare don Aldo, Moreno Longo, l’allenatore della prima squadra del Torino:

Ricordo don Aldo con grandissimo affetto; è stato per me una persona a dir poco speciale; l’ho sempre definito una guida spirituale e una guida di vita perché mi ha sempre accompagnato in tutto il mio percorso, riempiendomi di consigli riguardo quello che era i valori della vita, il rispetto, la fede, l’aiutare il prossimo.

Sono qua per ricordarlo, perché, come dico sempre, è andato lontano da noi, ma mai come in questo momento lo sentiamo vicino.

“Sotto il manto di Maria”: intervista a Mons. Giacomo Martinacci verso la festa della Consolata

A pochi giorni dalla festa della Consolata, si riporta di seguito l’intervista realizzata la scorsa settimana, nel cortile di Valdocco, a Mons. Giacomo Martinacci, Rettore del Santuario della Consolata di Torino.

Il cammino di preparazione alla festa del 20 giugno verte quest’anno sulla rivisitazione della beatitudini contenute nel Vangelo. Anche la festa stessa della Consolata vorrà soffermarsi su una beatitudine che ha contraddistinto soprattutto Maria: “beata colei che ha creduto”. Di seguito le parole di Mons. Giacomo Martinacci:

Maria è modello in tutto questo, ci metteremo alla sua scuola.

Maria è madre, Maria è attenta. Le nozze di Cana ce lo insegnano. Maria precede la richiesta. Allora è giusto e bello, come alle nozze di Cana, continuare ad affidarci a Lei, perché sappiamo che arriva prima.

Il programma dei festeggiamenti del 20 giugno prevede, come ogni anno, la S.Messa alle ore 11.00 celebrata dall’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, proseguita dalla Supplica. Quest’anno, rispetto agli altri anni, il quadro della Vergine Consolatrice rimarrà al suo posto. La statua della Madonna verrà invece collocata fuori dalla chiesa, senza la consueta processione. In sostituzione, vi sarà alla sera la preghiera del S.Rosario condotta con l’aiuto dei vescovi emeriti che si trovano in diocesi. L’Arcivescovo Nosiglia concluderà la preghiera recandosi davanti alla statua per affidare la città di Torino a Maria Consolatrice, con la presenza delle autorità della città.

Affidati a don Bosco i nuovi 12 diaconi salesiani

Sabato 13 giugno, presso la Basilica Maria Ausiliatrice di Torino-Valdocco, si è svolta la celebrazione dell’ordinazione diaconale di dodici confratelli salesiani che hanno concluso il triennio teologico all’Università Pontificia Salesiana dell’Istituto Internazionale Don Bosco a Torino “Crocetta”.

La celebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia, con la presenza degli Ispettori e di alcuni confratelli delle ispettorie di provenienza dei diaconi. Per ragioni di sicurezza sanitaria molti, non potendo partecipare, hanno seguito la celebrazione via streaming. Molta gioia e commozione per i familiari e gli amici che hanno invece potuto prendere parte alla celebrazione in Basilica.

Questi dodici confratelli salesiani ordinati diaconi provengono da ispettorie e nazioni diverse. Cinque sono italiani: dall’Ispettoria Italia Nord Est, con sede a Venezia Mestre: Giovanni MARCHETTI, Marco MAZZORANA, Giovanni POJER. Dall’Ispettoria piemontese, con sede a Torino viene Matteo RUPIL, che è originario di Tolmezzo (Udine). Dall’Ispettoria centrale, con sede a Roma: Francesco SIMONCELLI e Jean Maria KARAM che è Libanese. Quattro provengono da Slovacchia: Peter BOSKO, Jan BUTKOVSKY, Daniel HOLUBEK e Jozef PERZEL. Uno è Croato: Tomislav LUKAC. Uno è Nigeriano, Daniel OMATU che ha trascorso il suo tirocinio e studi teologici appartenendo temporaneamente all’Ispettoria del Piemonte e Valle d’Aosta.

La celebrazione si è poi conclusa presso l’urna di Don Bosco per affidare questi nuovi diaconi e il loro ministero al nostro Padre e Maestro dei giovani.

Ordinazione Diaconale – “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” Gv 2,5

Si rende noto che sabato 13 giugno 2020 alle ore 15:00, presso la Basilica Maria Ausiliatrice di Torino Valdocco, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di mons. Cesare Nosiglia – Arcivescovo di Torino – verranno ordinati diaconi:

  • Peter Boško, 36 anni, Slovacchia
  • Ján Butkovský, 29 anni, Slovacchia
  • Daniel Holúbek, 31 anni, Slovacchia
  • Jean – Marie Karam, 60 anni, Italia Circoscrizione Centrale
  • Tomislav Terezija Lukač, 26 anni, Croazia
  • Giovanni Marchetti, 27 anni, Italia Ispettoria Nord Est
  • Marco Mazzorana, 28 anni, Italia  Ispettoria Nord Est
  • Omatu Daniel Omatu, 31 anni, Africa Occidentale Anglofona / Italia Circoscrizione Piemonte e Valle d’Aosta
  • Jozef Peržeľ, 30 anni, Slovacchia
  • Giovanni Filippo Pojer, 35 anni, Italia Ispettoria Nord Est
  • Matteo Rupil, 34 anni, Italia Circoscrizione Piemonte e Valle d’Aosta
  • Francesco Giuseppe Simoncelli, 29 anni, Italia Circoscrizione Centrale

In linea con le disposizioni vigenti, vi chiediamo di accompagnarci con la preghiera e invitiamo a seguire la celebrazione online grazie alla diretta sui canali social dell’Ispettoria ICP – Facebook @salesianiICP oppure accedendo tramite il Qr Code (lo si trova all’interno della locandina qui sotto).

Di seguito una breve presentazione da parte dei dodici futuri diaconi:

Siamo dodici salesiani di don Bosco che, nel cammino in vista del sacerdozio, riceveremo il dono dell’ordinazione diaconale. Proveniamo da diverse ispettorie e da cinque paesi: Croazia, Italia, Libano, Nigeria e Slovacchia. In questi ultimi tre anni abbiamo vissuto qui a Torino nella comunità salesiana della Crocetta, studiando teologia e dedicandoci a varie attività pastorali in diverse realtà diocesane e salesiane. Saremo ordinati diaconi sabato 13 giugno 2020 alle 15:00 a Valdocco nella Basilica di Maria Ausiliatrice mediante l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione S. E. monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino.

Purtroppo, vista la situazione presente e le disposizioni vigenti, non sarà possibile partecipare di persona, se non su invito esplicito e diretto. Grazie alla gentile collaborazione dell’Ufficio di Comunicazione Sociale della Pastorale Giovanile dell’Ispettoria ICP sarà possibile seguire la celebrazione online grazie al collegamento streaming trasmessa in diretta sui canali social dell’Ispettoria ICP – Facebook @salesianiICP

Assicurandovi il nostro ricordo riconoscente, vi chiediamo di accompagnarci in questo passo con la vostra preghiera e la vostra amicizia.

 

 

A Torino nuovi modelli di santità: un progetto di ricerca europeo

Il periodico del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” dell’Università di Torino, Futura News, dedica un articolo al progetto di ricerca europeo sulla santità “NeMoSanctINew Models of Sanctity in Italy“, indagando sui nuovi modelli di santità che stanno emergendo nella Chiesa e nella cultura popolare. In particolare, si è riscontrato che “Torino ha un tipo di santità tutto suo“. Di seguito l’articolo pubblicato il 6 maggio scorso a cura di Jacopo Tomatis.

A Torino nuovi modelli di santità

Un progetto di ricerca europeo dell’Università

Torino ha un tipo di santità tutto suo. Nella mezzaluna dei quartieri di Aurora, Valdocco, San Donato e Cit Turin esistono chiese, strutture assistenziali e ospedali che operano nelle stesse zone in cui lo facevano i loro istitutori più di un secolo e mezzo fa. Sono la Piccola casa della Divina Provvidenza, detta Cottolengo, che dà asilo agli ammalati indigenti, la Comunità Salesiana, le Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio, dedicati all’educazione dei giovani, e l’Istituto Missioni della Consolata.

IL TEAM NEMOSANCTI: il progetto studia il concetto di santità attraverso più discipline
I fondatori sono chiamati “Santi sociali” ed erano attivi tra ‘800 e ‘900. Lo spiega la professoressa Jenny Ponzo, Principal Investigator del progetto di ricerca europeo, NeMoSanctI, New Models of Sanctity in Italy, ospitato all’Università di Torino. Lo scopo del progetto è indagare da un punto di vista semiotico, filosofico e storico i nuovi modelli di santità che stanno emergendo, nella Chiesa e anche nella cultura popolare, dai memes ai fumetti.

I Santi sociali «sono accomunati da un forte impegno pragmatico, nell’aiuto ai più poveri, ai deboli e ai bisognosi, che si sono impegnati a risanare, istruire e assistere. Tra i più famosi ci sono San Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della Piccola casa della Divina Provvidenza, San Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani e il Beato Giuseppe Allamano fondatore dell’Istituto Missioni della Consolata».

In quegli anni Torino era già un polo economico e industriale avanzato, ma anche il luogo adatto per sviluppare una nuova santità, impegnata socialmente: «La città era afflitta da una grande povertà. Non bastava più accettare la gerarchia sociale tradizionale e limitarsi ad assistere i poveri con la carità, ma bisognava aiutarli organizzando una efficace rete di assistenza sanitaria, istruendoli, e così dando loro modo di trovare lavori dignitosi». Il terreno era fertile e l’aiuto che hanno dato fondamentale, al punto che ancora oggi il loro culto è vivo: «La loro influenza ha raggiunto molte persone, si pensi alla diffusione del culto di Giovanni Bosco, o degli istituti salesiani, che si sono irradiati in Italia e nel mondo».

Ma che tipo di santità è quello incarnato da questi uomini? «Un tipo molto “pragmatico” – continua Jenny Ponzo – Sono santi attivamente impegnati, per innescare un cambiamento sociale, combattere la miseria e la malattia, non solo assistendo i bisognosi, ma fornendo un aiuto più strutturato, dando opportunità di risollevarsi e trovare un posto migliore nel mondo».

Questa “santità pratica” ha mosso i suoi primi passi dal ‘700, andando oltre la contemplazione dei mistici e il miracolo del santo taumaturgo, e «ha interpretato la carità, l’amore verso Dio e verso il prossimo, in modo differente. Già alle origini del cristianesimo essa indicava un aiuto concreto ai più bisognosi, lo dimostra la parabola del Buon Samaritano. Ma la particolarità dei santi sociali è che hanno saputo rinnovare tale antico principio, adattandolo alla modernità, anticipando la “Dottrina Sociale” della Chiesa».

Questo nuovo modello di santità è diventato prorompente nel corso del Novecento basta pensare a madre Teresa di Calcutta. E il culmine è arrivato con papa Francesco che ha introdotto una nuova via per la santità. «Tradizionalmente queste vie erano due: il martirio e la pratica eroica e costante delle virtù cristiane. Ma dal 2017 ne esiste un’altra: dare la vita per il prossimo in nome dell’amore cristiano».

Saranno questi i santi del futuro? «Lo dimostra quel parroco che nei giorni scorsi ha donato il suo respiratore per salvare un giovane e poi è morto. In momenti di emergenza sono le figure con una forte valenza altruistica che emergeranno e poi forse verranno canonizzate».

JACOPO TOMATIS