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Teatro Grande Valdocco: “Lo Schiaccianoci” – Russian Classical Ballet

Il Teatro Verdi di Montecatini Terme presenta “Lo Schiaccianoci” rappresentato dall’acclamata e prestigiosa compagnia Russian Classical Ballet, composta da un cast di stelle del balletto russo, con la direzione artistica di Evgeniya Bespalova e Denis Karakashev.

Andrà in scena al Teatro Grande Valdocco di Torino martedì 13 dicembre alle ore 21.00

Basato sulla fiaba: “Lo schiaccianoci e il re dei topi”, di E.T.A. Hoffmann, il balletto racconta la storia di una ragazza che sogna un principe. In una selvaggia battaglia contro il Re dei Topi, lo Schiaccianoci è in pericolo. Clara, superando le sue stesse paure, entra in questa battaglia e lancia la sua scarpa, annientando la terribile creatura e rompendo l’incantesimo; lo Schiaccianoci diventa un bellissimo Principe. La fredda notte copre la città di fiocchi di neve. Lo Schiaccianoci porta Clara nel suo regno, il Regno dei Dolci, dove la Fata dello Zucchero condivide la gioia con tutti i bambini che, come Clara, possono ancora sognare. Una storia che attiva l’immaginazione in ognuno di noi, portandoci nel regno della fantasia. La composizione di THE NUTCRACKER ha reso immortale il genio Pyotr Tchaikovsky, esaltandolo, in passaggi melodici come “Danza dello zucchero fatato” e “Il valzer dei fiori”. Questa produzione è irresistibile e rappresenta un momento imperdibile e indimenticabile di quella stagione.

BIGLIETTI:

In esclusiva per le scuole di danza, i seguenti prezzi scontati:

  • Platea INTERO € 46,00SCONTATO € 35,00
  • I° galleria INTERO € 34,50SCONTATO € 28,00
  • II° galleria INTERO € 28,00SCONTATO € 23,00

INFO E PRENOTAZIONI:

tel: 0572/78903 (Teatro Verdi Promoter Nazionale)
mail: biglietteria@teatroverdimontecatini.it
whatsapp: +39 349 527 3722

LA COMPAGNIA

Il Russian Classical Ballet diretto da Evgeniya Bespalova si propone, già dalla sua fondazione avvenuta nel 2005 nella città di Mosca, di conservare integralmente la tradizione del balletto classico russo. La compagnia è composta da un cast di ballerini diplomati nelle più prestigiose scuole coreografiche: Mosca, San Pietroburgo, Novosibirsk, Perm; Corpo di ballo e solisti, provenienti dalle principali Compagnie russe, danno corpo a questo ensemble, nel quale preparazione accademica ed esperienze internazionali si sposano con l’irriverenza di talenti emergenti nel panorama della danza classica moscovita.

Musiche: PYOTR ILYICH TCHAIKOVSKY
Coreografie: MARIUS PETIPA

Scenografie: RUSSIAN CLASSICAL BALLET
Costumi: EVGENIYA BESPALOVA
Direzione Artistica: EVGENIYA BESPALOVA

Valdocco: aperto il Congresso Internazionale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani

Mercoledì 28 settembre al Teatro Grande Valdocco si è aperto il Congresso Internazionale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani. Di seguito il resoconto delle prime giornate in un articolo pubblicato dal sito ANS.

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Si è aperto nel pomeriggio di mercoledì 28 settembre, nel cuore carismatico della Congregazione, a TorinoValdocco, il Congresso Internazionale delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani. All’interno del Teatro Grande Valdocco i circa 300 partecipanti, giunti in rappresentanza di tutte le Ispettorie e Visitatorie della Congregazione, insieme ad un selezionato gruppo di giovani, hanno potuto ascoltare il discorso introduttivo di don Miguel Ángel García, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile Salesiana e promotore del Congresso, e ricevere le prime indicazioni utili sullo svolgimento e la metodologia delle attività da parte di don Rafael Bejarano, Referente per le Opere Sociali all’interno del Settore della Pastorale Giovanile e coordinatore di quest’appuntamento.

Presenti sul palco al momento di apertura del Congresso c’erano anche il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, che per tutte le giornate dell’evento, fino al 2 ottobre, animerà un dialogo fraterno con i giovani; e don Leonardo Mancini, Superiore della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta. Entrambi hanno offerto il loro caloroso benvenuto a tutti i presenti.

Le attività del Congresso sono entrate pienamente nel vivo al mattino di giovedì 29 settembre. Di buon mattino don Bejarano e il signor Javier Carabaño Rodriguez, specialista in comunicazione e identità e legato all’ambiente salesiano, hanno guidato congiuntamente una Lectio Divina a partire l’episodio della risurrezione del figlio della vedova di Nain. In questa prima tappa del loro percorso meditativo – che si completerà nelle prossime giornate – la riflessione ha evidenziato la differenza tra la comunità gioiosa dei discepoli che hanno Gesù come loro guida e la comunità di Nain che è triste per la prematura morte del giovane.

“L’immagine che ci viene proposta da questa scena ha molto da dire al nostro carisma salesiano – hanno sottolineato le due guide della Lectio Divina –. E continua a riprodursi giorno dopo giorno, l’incontro della vita che porta speranza e gioia con situazioni di disperazione e morte in ogni angolo della terra. La proposta salesiana del settore sociale è un segno di gioia e di vita che si confronta quotidianamente con i volti crudeli e tristi di tanti giovani colpiti da miseria, violenza, ignoranza e sfruttamento”.

Successivamente è stata offerta la conferenza centrale di questa giornata, a cura del card. Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo metropolita di Tegucigalpa e Coordinatore del Consiglio dei Cardinali, già Presidente di Caritas Internationalis (2007-2015). Nel suo articolato intervento, intitolato “Attualità della Dottrina Sociale della Chiesa, sviluppo umano integrale e ruolo delle Opere e dei Servizi Sociali Salesiani” il cardinale salesiano ha esordito sottolineando, con alcune domande volutamente provocatorie, la perdurante attualità, anche oggi, di fronte alle sfide globali e alle enormi trasformazioni sociali in atto, della Dottrina Sociale cristiana.

Quindi, ha ribadito l’importanza di vivere una vita di fede coerente e unita tra contemplazione e nell’azione:

“La nostra condotta sociale è parte integrante della nostra sequela di Cristo”

ha asserito, subito prima di spendere alcune parole per mettere in guardia dalle ideologie che rischiano di compromettere l’esistenza e l’operato dei cristiani.

Successivamente il cardinale ha preso in esame in particolare il Magistero di Papa Francesco: dapprima ne ha rimarcato la centralità dei giovani come attori del cambiamento; poi ha spiegato il concetto di pace sociale, che si realizza quando si lotta contro le disuguaglianze e si favorisce l’armonia; e ha anche sottolineato l’intuizione del Papa sul tema dell’Ecologia Integrale

“che incorpora in maniera interdisciplinare i molteplici aspetti del problema: economici, culturali, sociali…”

Infine, ha illustrato capitolo per capitolo l’Enciclica Fratelli Tutti, definita dallo stesso Pontefice la sua “Enciclica Sociale”, nella quale Papa Francesco

“indica vie concrete per chi vuole costruire un mondo più giusto e fraterno nelle relazioni quotidiane, nella vita sociale, nella politica e nelle istituzioni”.

Dopo aver affrontato anche i vari problemi globali,

“che richiedono un’azione globale”-

i temi dei Diritti, delle migrazioni, della politica come servizio, della regolamentazione dei sistemi economici, della pace, della pena di morte, della libertà religiosa… – il salesiano honduregno ha concluso invitando a riprendere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, affermando che

“la Famiglia Salesiana ha qui un orizzonte molto ampio per le opere e i servizi sociali salesiani”.

La mattinata è proseguita poi con il forum dei giovani con il Rettor Maggiore, sul ruolo degli Exallievi salesiani nelle opere sociali, e l’avvio dei minicorsi inerenti al lavoro salesiano con i giovani più bisognosi: i partecipanti hanno potuto scegliere tra i seguenti argomenti, tutti guidati da autorevoli esperti:

  • Accompagnamento spirituale di giovani a rischio
  • Costruire il Programma Educativo Pastorale Salesiano delle opere sociali a partire dalla Parola di Dio, dal Magistero della Chiesa e dalla Tradizione salesiana
  • Diritti umani, sistema preventivo e modelli di intervento sociale
  • Significatività e sostenibilità del lavoro sociale: il quadro della pastorale giovanile in relazione ai sistemi di qualità e alla gestione integrata
  • Evangelizzazione e mobilità umana (migranti, rifugiati e sfollati)
  • Il contributo dell’identità cristiana e salesiana nella costruzione delle politiche pubbliche, nella partecipazione ai forum locali e internazionali e nella mobilità sociale
  • Misurare l’impatto sulle opere sociali
  • Volontariato e innovazione sociale
  • Gestione sociale: networking con le procure, partecipazione ad associazioni internazionali, raccolta fondi
  • Carisma salesiano: cooperazione allo sviluppo, animazione, advocacy politica, Obiettivi di Sviluppo, forum ONU e UE
  • Formazione professionale, occupabilità e relazioni interistituzionali
  • Tecnologie applicate all’intervento sociale

Nel pomeriggio i lavori proseguono divisi per gruppi con la condivisione delle diverse buone pratiche realizzate in tutto il mondo nei seguenti settori:

  • Giovani di strada e riabilitazione
  • Giovani in conflitto con la legge
  • Migranti e rifugiati
  • Servizi alternativi: Circo sociale
  • Ambienti popolari
  • Donne, famiglie, popolazioni indigene
  • Reti e sviluppo istituzionale
  • Interculturalità e conflitto
  • Cooperazione allo sviluppo

Per ulteriori informazioni, visitare il sito del congresso o la pagina Facebook del Settore per la Pastorale Giovanile.

Avvio anno pastorale: i consigli delle CEP a Valdocco

Il 2 settembre, presso il Teatro Grande Valdocco, si è tenuto l’incontro dei consigli delle Comunità Educative Pastorali dell’Ispettoria per l’avvio dell’anno pastorale.

È stata l’occasione per incontrarsi di tutti i consigli delle Comunità Educative Pastorali dell’Ispettoria, oltre all’avvio dell’anno pastorale con alcune riflessioni rilasciate dall’Ispettore che ha marcato alcuni punti cardine della proposta pastorale di quest’anno.

Ad aiutare ad entrare all’interno della tematica dell’interiorità apostolica, che è una dei cardini del quaderno di lavoro della proposta pastorale del MGS di quest’annno, don Rossano Sala che ha provato a comprenere come le figure di Maria e di San Francesco Di Sales possono aiutarci a vivere meglio da apostoli ben saldi all’interno di una spiritualità e di un rapporto col Signore.

 

Teatro Grande Valdocco: Giornata della Scuola Salesiana

Venerdì 6 maggio al Teatro Grande Valdocco si terrà la Giornata della Scuola Salesiana dedicata ai ragazzi delle scuole medie. Il programma della giornata prevede un ritrovo alle ore 15:00 seguito dalla presentazione “Rapporto Scuola Media 2021” con la partecipazione della Fondazione Agnelli e interventi del Dott. Gavosto e la Dott.ssa Romano. Dopo un breve confronto e una pausa alle 17:10 inteverrà il prof. Eraldo Affinati con “La passione educativa dell’insegnante“. La giornata si concluderà con interventi da parte del pubblico, le conclusioni dell’Ispettore e una preghiera in teatro alle ore 19:00.

 

Giornata Caritas XXX Valdocco – Carità Chiamante

Si è svolta nella giornata di sabato 30 marzo, presso il teatro grande di Valdocco, la Giornata Caritas XXX valida per il rinnovo del mandato dei ministri straordinari della comunione, dal tema “Carità chiamante”.

L’incontro, iniziato alle 8.30 e terminato attorno alle 13.00, ha seguito questo programma:

  • Parola che chiamaProclamazione, ascolto e testimonianze a partire dalla Parola di Dio.
    Don Marco Calvo, direttore della Caritas di Casale Monferrato.
  • Carità che oggi chiama la chiesa torineseLe prospettive pastorali della chiamata alla carità.
    Mons. Cesare NosigliaArcivescovo.
  • Testimonianza che chiama“Anche noi, noi più di tutti, siamo cultori dell’uomo”.
    Provocazioni dalla saggezza di Paolo VI, il Santo che diede vita a Caritas.
  • Chiesa a servizio del mondo – Sfide, prospettive e strategie della carità.
    Alberto Chiara, giornalista, conduce un confronto di esperienze ed opinioni, con la partecipazione di Francesco Marsico – Responsabile area nazionale Caritas Italia.
  • Carità che chiama ad amare davveroSpunti di riflessione per a formazione personale e comunitaria.
    Pierluigi Dovis, direttore Caritas Diocesana Torino.

Ecco le parole di Mons. Cesare Nosiglia:

Cari amici operatori della carità, vi esprimo anzitutto dal profondo del cuore il ringraziamento dell’intera Chiesa di Torino e del vostro vescovo per quanto fate e per ciò che rappresentate nella nostra realtà ecclesiale e sociale. Quest’assemblea intende rendere manifesto a tutti il vostro impegno, riconoscendo a ciascuno di voi un ministero di fatto, che fonda il vostro servizio e ne fa una via per edificare la comunità nella carità, rendendola dunque sempre più credibile nella sua missione di servizio agli uomini.

—1. Intendo presentare brevemente un tema che giudico molto importante per voi e per la nostra Chiesa. È il servizio che, come comunità cristiana, offriamo ai poveri e a tutta la comunità civile, considerandolo una via privilegiata di educazione alla fede e alla vita. Quando parliamo di formazione e di educazione, siamo soliti riferirci a quell’impegno proprio di ogni famiglia, della scuola e della catechesi, che hanno il compito di sostenere il cammino intellettuale, morale e civile delle nuove generazioni. La carità, essendo una realtà molto concreta e meno astratta, si colloca nell’ambito del fare, più che del pensare. In realtà, la Chiesa ha sempre considerato la carità una via privilegiata di educazione e formazione alla fede e alla vita cristiana di ogni credente. Del resto, lo scopo per cui è nata la Caritas nella Chiesa italiana è quello di essere strumento per rinnovare l’azione educativa della Chiesa proprio mediante la carità, considerata via di formazione di mentalità e di stile di vita per il suo esercizio da parte sia di ogni singolo cristiano, sia anche dell’intera comunità cristiana.

La Caritas, allora, non è uno dei gruppi di volontariato, che, numerosi, svolgono il loro prezioso servizio nelle parrocchie o sul territorio, ma è segno e via che manifesta l’impegno di tutta la comunità nel campo della testimonianza della fede. Ricordiamo l’apostolo Giacomo, che dice: «A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: “Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”» (Gc 2,14-18). Il seme, che va gettato nel campo del mondo e del vissuto di ogni persona, è la Parola di Dio, da cui nasce la forza dell’amore fino al dono totale di sé, che deve caratterizzare l’azione della comunità cristiana verso ogni creatura debole, indifesa, succube del peccato e di ogni forma di ingiustizia e
di sopraffazione. Questa unione stretta ed indissolubile tra Parola e Amore, verità e carità, è contenuta nel Vangelo che siamo chiamati a donare; è Cristo la Parola eterna del Padre, è lui l’Amore, che s offre fino al dono totale di se stesso.

“Fare la verità nella carità”: questa è la via fondamentale di ogni cristiano e di ogni comunità. «In Cristo verità e carità coincidono. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita verità e carità si fondono. La carità senza la verità sarebbe cieca; la verità senza la carità sarebbe “come un cembalo che tintinna” (1Cor 13,1)», ha affermato il card. Ratzinger prima di essere eletto Papa (Omelia alla Messa pro eligendo pontifice, 18 aprile 2005). Sono espressioni chiare che ci fanno guardare sempre al nostro servizio caritativo nel sociale come via privilegiata di evangelizzazione e di educazione, spesso addirittura di prima evangelizzazione, per tante persone che solo così possono incontrare il volto paterno di Dio.

—2. Se la carità è dunque legata alla verità dell’annuncio del Vangelo e alla fede in Cristo, diventa decisiva la vostra formazione permanente, cari operatori della carità, per essere cristiani con una fede adulta, per poter vivere l’amore vero e promuovere un nuovo umanesimo integrale, che dia risposte piene a tutte le esigenze dei poveri e sofferenti. Non tralasciate mai la vostra formazione cristiana, unita all’impegno a prepararvi bene sul piano anche delle competenze, per rispondere così alle necessità sempre nuove e complesse delle povertà oggi esistenti sul nostro territorio.

Tutto questo va inserito dentro un cammino di Chiesa, perché è la comunità ad operare nella carità, prima delle singole persone. Occorre dunque puntare decisamente all’obiettivo che da tanti anni stiamo tentando di perseguire: pensare la carità in grande, come espressione ed impegno della nostra comunità ,resa soggetto protagonista e responsabile in questo ambito, il quale ne rappresenta l’anima più profonda e vera, il cuore pulsante di amore per ogni persona.

Possiamo dire che soggetto ed oggetto della Caritas non sono solo i poveri, ma in primo luogo la stessa comunità. Per questo, presidente ne è il vescovo, a livello diocesano, ed il parroco, a livello parrocchiale, ed il suo compito consiste nello svolgere un ministero, quello della comunione e del servizio che educa e fa crescere in tutta la comunità la consapevolezza e l’impegno di fare la carità come primaria via di formazione dei fedeli e della loro testimonianza nel mondo. L’azione caritativa rappresenta infatti il punto di partenza e di arrivo di un ampio lavoro capillare nel settore della solidarietà e dell’animazione e formazione delle nostre comunità cristiane ed esige il più forte e convinto appoggio dei consigli pastorali e di tutti i battezzati.

Animare, coordinare, promuovere il vasto campo dell’azione caritativa di una parrocchia; mantenere uno stretto collegamento con le altre realtà caritative delle parrocchie dell’unità pastorale; formare gli operatori, sensibilizzare le comunità, monitorare di anno in anno l’evolversi delle nuove povertà, promuovere interventi mirati per far fronte ad urgenze o situazioni di particolare disagio sul territorio: questo è il compito vasto e complesso di chi opera generosamente in tale ambito pastorale, così decisivo e necessario per l’evangelizzazione e la testimonianza.

—3. Questo riferimento alla dimensione ecclesiale della carità si radica e si attua sempre più a partire della stessa Eucaristia, centro vivo e cuore di tutta la vita della comunità e della sua missione. Il punto di partenza è la forte esortazione dell’apostolo Paolo alla comunità di Corinto, rimproverata di mangiare indegnamente il Corpo del Signore, perché non riesce a riconoscere Gesù nella comunità di coloro che condividono lo stessa fede e sono uniti nello stesso amore. Una comunità fatta di poveri e dunque bisognosi di essere accolti e sfamati alla stessa mensa del Signore, che è la carità.

Quando parliamo di carità, pensiamo subito alle cose da fare e da dare nella concretezza dei gesti e delle iniziative. Dunque, sembra che l’Eucaristia non c’entri con la carità e questa venga dopo la celebrazione, ne sia il risultato o meglio il frutto. È certamente vero che la carità scende per le strade e i luoghi dove la gente soffre e fatica, a causa di malattie e di miserie umane e sociali. Essa, tuttavia, non è per i cristiani solo una buona azione di solidarietà, anche se efficace sul piano dei servizi. La carità è amore che si dona ad ogni uomo e che nasce dall’amore di Dio accolto nell’Eucaristia, in quello spezzare il pane che conduce alla condivisione con tutti. Viene così superata la consueta contrapposizione, che a volte resta nella mentalità di tanti fedeli: da una parte c’è il culto e dall’altra la vita, da una parte la preghiera e dall’altra l’azione concreta.

Nella comunione eucaristica troviamo uniti strettamente insieme l’essere amati e l’amare gli altri.In sintesi, possiamo ben dire che «un’Eucaristia che non si trasforma in amore concretamente praticato è in se stessa frammentata» (cfr Benedetto XVI, Deus caritas est, 14). Ma chiediamoci allora: i poveri oggi sono realmente accolti con gioia nelle nostre assemblee liturgiche (cfr. Gc 2,2 ss.), fanno parte dei nostri incontri parrocchiali o di gruppo, delle nostre riunioni e feste, usufruiscono delle nostre mense? Se cerchiamo una risposta a partire dall’impegno concreto che le nostre comunità vivono, possiamo dire che la carità è non solo presente, ma rappresenta un elemento forte e visibile tra i più efficaci. Mi piace chiamarla la “perla preziosa” che ho trovato nelle parrocchie e in moltissimi gruppi, comunità religiose e civili, che si dedicano con un capillare volontariato ad alleviare le sofferenze e i bisogni dei poveri, degli emarginati, degli immigrati, dei senza dimora, dei disabili. Se invece guardiamo alla comunità nel suo complesso, all’utilizzo delle strutture stesse delle parrocchie e di tante comunità, c’è ancora molto da fare per rendere più ampia e capillare l’azione caritativa. La formazione alla carità, l’animazione della comunità e il coordinamento, che sono tra i compiti principali della Caritas, restano, a volte, in ombra e rischiano di perpetuare un’idea di carità-elemosina, che lascia il carico poi dell’azione concreta ai volontari, gente generosa, certo, ma che “ha tempo e voglia”, direbbe qualcuno. Preoccupa in questo il fatto, ad esempio, che a portare avanti gli impegni caritativi in molte parrocchie siano poche persone, che, da anni e anni, si impegnano con una dedizione veramente ammirevole, supplendo alla carenza dei giovani e delle famiglie.

Manca, o non è ancora penetrata nella mentalità e nel costume di vita delle assemblee domenicali edunque nella comunità, la convinzione che la carità non è un optional o un lavoro per addetti, ma un debito-dovere di ogni cristiano sul quale saremo giudicati e dal quale soltanto possiamo trarremotivo di credito davanti a Dio. Non è dunque solo questione di attivare in ogni parrocchia la Caritas o la san Vicenzo, ma di educare il popolo di Dio ad assumere in questo ambito una più decisa responsabilità collettiva, superando la delega. Su questo punto, credo che molto possano fare le unità pastorali, attivandosi in collaborazione con la Caritas diocesana per sviluppare un’opera di formazione, di coordinamento e di animazione, necessaria a sostenere le comunità ed i vari gruppi che ispirano la loro azione al Vangelo, e per ottimizzare le risorse, mirando alle povertà più urgenti e bisognose di aiuto sul territorio e ricercando altresì quelle sinergie e raccordi necessari con i Servizi sociali dei comuni, con le ASL e con ogni altro organismo civile interessato.

—4. Ho incontrato in questi anni tante realtà che operano nel sociale sul territorio e sono rimasto ammirato dalla capillarità e dalla grande generosità dei volontari ed operatori che le animano. Ci sono però ancora dei passi da fare tutti insieme, che vanno attivati con impegno e costanza.

* La formazione dei volontari e degli operatori. È richiesta una formazione essenziale sul piano spirituale e sociale e di “professionalità specifiche”. Ho sempre richiamato l’esigenza che ogni unità pastorale solleciti le parrocchie a mandare ogni anno alcuni operatori o volontari ai corsi di formazione della Caritas diocesana, per prepararsi bene attraverso un cammino serio e qualificato. Se questo impegno manca, la formazione si riduce a ben poca cosa, lasciando tutto come prima. —->Competenza professionale, dunque, ma anche grande umanità, quella che il Papa chiama “attenzione del cuore”.

* La necessità di un coordinamento di unità pastorale, che dia vigore e forza alle varie iniziative e faccia dialogare ed incontrare le realtà e le persone. Ho sentito che questa è un’esigenza, anche se difficile da concretizzare, visti gli impegni di tutti. La Caritas potrebbe, però, proporsi come gruppo di animazione e di coordinamento, per offrire stimolo e forza all’impegno di unità e comunione, che deve guidare quanti agiscono in quest’ambito. —-> La carità comporta unità, altrimenti si frammenta in tanti rivoli, che disperdono le forze ed impediscono di affrontare seriamente e con le dovute risorse le povertà vecchie e nuove del territorio.

* La grande sfida della missione, su cui la Chiesa oggi è impegnata anche nel nostro Paese, comporta annunciare Cristo ed il Vangelo dell’amore ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito. Chi operanella carità e nella solidarietà è di per se stesso portato a vivere la missione sulla strada, andando a trovare la gente nelle situazioni e nei luoghi dove si vivono miserie e povertà. Da qui occorre ripartire per far sì che l’azione caritativa sia vissuta non solo come un “di più” generoso, un frutto della buona volontà di pochi, ma come un compito di tutti i fedeli, che se ne fanno protagonisti e responsabili proprio sul piano missionario, per diventare una Chiesa in uscita e dunque aperta ad ogni persona povera e famiglia del proprio territorio, da servire nelle sue necessità spirituali e materiali.

—->* L’impegno a suscitare volontariato e vocazioni alla carità. È necessario restare sempre aperti al nuovo che lo Spirito suscita, anche in un singolo cristiano, e non fossilizzarsi sulle realtà già esistenti e ben impiantate. Il sangue nuovo è linfa, che dà vigore e rilancia l’azione caritativa. La Caritas deve riconoscere questo, promuoverlo, dare sostegno, affinché crescano anche gli apporti più umili. Essa non è una multinazionale della carità, che raggruppa tutti e tutto in un unico contenitore, ma una realtà di animazione e di promozione di ciascuno con la sua specificità e ricchezza. Da tutti deve imparare, prima che insegnare.

>—->>>* la promozione del welfare di inclusione sociale che è stato oggetto della recente Agorà, il quale opera per ridare dignità e autonomia ad ogni povero, sia esso senza dimora, o immigrato, malato o anziano solo, disabile o bisognoso di una casa o di un lavoro. Solo così, infatti, potremo dire di mettere al centro del nostro servizio la persona in quanto tale e la sua FAMIGLIA, aiutandole a diventare soggetti attivi e responsabili del proprio domani. Desidero soffermarmi sul tema FAMIGLIA perché voi tutti avete l’esperienza quotidiana di quanto siano aumentate le FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’ che si rivolgono ai centri di ascolto delle nostre parrocchie e realtà ecclesiali: dobbiamo farci carico delle famiglie reali e concrete che in questo momento soffrono situazioni di grave disagio,sono a volte prive del lavoro, o il cui figlio non lo trova e deve andare all’estero, non hanno le risorse appropriate per mettere al mondo un figlio (e la denatalità nel nostro paese sta raggiungendo percentuali molto preoccupanti), non riescono a garantire ai figli un curricolo di studi appropriato al loro futuro professionale, hanno il problema della casa una vera sciagura per molte famiglie della nostra città e altri territori della Diocesi. Chiedono il pacco spesa perché persino procurarsi il cibo è diventato un problema. Hanno da accudire i loro anziani e malati, ed è sempre più difficile accedere a cure mediche appropriate e spesso costose, comprare medicine che diventano un lusso per tante famiglie come ha denunziato il Banco farmaceutico; alcune hanno figli disabili che non hanno le dovute attenzioni da parte delle istituzioni.

—->Manca la volontà concreta di una politica che metta la famiglia al centro e non come al solito dia le briciole per la sua promozione e sostegno. —->Parliamo di accoglienza delle famiglie, ma dal punto di vista politico si tratta di slogan vuoti di contenuto reale, belle parole a cui non seguono scelte concrete conseguenti che affrontino le diverse criticità di cui soffre oggi la famiglia.

* Giustizia e carità. È un binomio unitario che va qualificato e promosso. Non si può dare per carità ciò che è dovuto per giustizia per cui la Caritas ha il compito oltre che di collaborare con i servizi sociali dei Comuni e le circoscrizioni in città, le USL nel campo della sanità ,di promuovere quella coscienza critica e positiva in tutte le componenti della nostra società, politici, industriali e uomini di cultura, istituzioni e terzo settore, volontariato laico, che operano sullo stesso territorio per fare rete e aiutarsi a dare risposte concrete e permanenti ai poveri e ad ogni persona e famiglia in difficoltà sia del nostro Paese come di altri portatori di valori,religioni e culture diverse .

In sintesi occorre che perseguiamo insieme il triplice fine di: prevenire le povertà andando alle sue radici e operando su di esse; accompagnare ogni persona e famiglia in un percorso di autonomia gestionale della propria vita e del proprio futuro; integrare i poveri con pari diritti e doveri nella società perché se ne sentano responsabili e attivi protagonisti non solo debitori di altri ma resi loro stessi capaci di contribuire al bene comune e al progresso di pace, di giustizia e solidarietà su cui si fonda la convivenza della cittadinanza.

Termino con UN AUGURIO, che è anche certezza fondata nella mia coscienza di pastore: se la nostra Chiesa continuerà a privilegiare gli ultimi, se con coraggio profetico non si sottrarrà alle nuove sfide di tante miserie morali e materiali proprie del nostro tempo, non dobbiamo temere: la fede non verrà meno, l’Eucaristia che celebriamo si tradurrà in pane spezzato nell’amore, il Vangelo sarà sempre più credibile via di cambiamento anche sociale.

Grazie e buona Quaresima.

Mons. Cesare Nosiglia,
Arcivescovo di Torino

“Tre padri, una donna e una…sposa” – Spettacolo di Beneficenza

Sabato 23 marzo 2019ore 21,00 – presso il Teatro Grande di Valdocco, avrà luogo uno spettacolo teatrale dal titolo “Tre padri, una donna e una…sposa”.

Organizzata dall’associazione “La Cordata” e messa in scena dal gruppo teatrale amatoriale i “Pazzi di Cuore”, coordinati da Ilva Fontana, questo spettacolo devolverà tutto il ricavato in beneficenza  per l’associazione “la Cordata” legata a don Gianfranco Laiolo; il progetto che sarà finanziato vuole cercare di terminare i lavori per l’accoglienza di persone svantaggiate.

 

Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana – Sommario

10 gennaio 2019

Sono iniziate ufficialmente le Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana presso la casa di Valdocco, Torino. Più di 35o gli iscritti provenienti da tutto il mondo per rappresentare ogni componente di questa famiglia mondiale presente in tutti i continenti.

Per non perdere questi momenti ci sarà la possibilità di seguirli live seguendo la pagina Facebook di Agenzia Info Salesiana – Ans .

XXXVII Giornata Di Spiritualità della Famiglia Salesiana

Publiée par Agenzia Info Salesiana – Ans sur Jeudi 10 janvier 2019

Strenna 2019 – Italiano

Publiée par Agenzia Info Salesiana – Ans sur Vendredi 28 décembre 2018

 

 

11 gennaio 2019

Seconda giornata di lavori e riflessione per i partecipanti alle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana. Il buongiorno è stato dato dalla preghiera delle lodi animata dal coro dei Novizi di Pinerolo.

A don Aldo Giraudo, docente di Storia Salesiana presso l’Università Pontificia Salesiana, il compito di scaldare l’assemblea con il primo incontro dal tema “La Santità alla scuola di Don Bosco”.

Domenico Savio si ritrova con il cuore incendiato per la predica di Don Bosco. Non solo voleva farsi santo, ne aveva proprio bisogno.

Partendo da questa analisi della vita del Santo quali sono i segreti che ci ha lasciato in eredità? Quattro gli spunti offerti dall’analisi di don Aldo. Innanzitutto il desiderio di “Darsi a Dio” per tempo e con totalità che nasce dall’idea, secondo elemento, che sia facile farsi santi. Un cammino che va poi sostenuto con un cammino di ascesi personale ed apostolica così da poter sperimentare il quotidiano nel vivere alla presenza di Dio.

Nella testimonianza di don Damir Stojic, salesiano delle Croazia, è stata raccontata una esperienza pastorale concreta rivolta ai giovani universitari e che incarna uno dei diversi modi oggi di rendere attuale il Buoni Cristiani ed Onesti Cittadini di san Giovanni Bosco.

Il pomeriggio è stato dedicato alla visita dei luoghi della santità: tra Valdocco, Cottolengo, Oratorio della Marchesa Barolo e le vie d’intorno, un vero e proprio itinerario non solo cittadino ma spirituale per poter, con l’animo dei pellegrini, entrare nei segreti delle storie di santità che ci hanno preceduto.

Ritornando in teatro, a conclusione di questa bella esperienza divisa per gruppi linguistici, il gruppo dei partecipanti è stato atteso da don Pierluigi Cameroni con un intervento dedicato alla santità nella Famiglia Salesiana.

Rivivi la mattinata e le conferenze:

 

 

12 Gennaio 2019

Terzo giorno di Giornate di Spiritualità interamente dedicato alla Santità pastorale.

La mattinata è stata introdotta dalla riflessione di Francesc Torralba che, a partire dal magistero di Papa Francesco, ha evidenziato come il cammino di santità sia sempre un cammino che porta ad uscire da se stessi per vivere in profondità la dinamica del dono, fino alle periferie dell’esistenza e del mondo.

Suor Lucy ed una giovane di nome Elisa hanno, a seguire, raccontato la loro esperienza di partecipazione al Sinodo, portando all’assemblea l’esigenza di una Chiesa che trovi proprio nei giovani la forza propulsiva necessaria per raggiungere la meta della santità.

Rivivi la mattinata in teatro:

 

Anche il pomeriggio del terzo giorno è stato all’insegna del camminare e riflettere: camminare per i luoghi della santità di Torino e riflettere con gli spunti personali di 8 appartenenti della Famiglia salesiana. In un clima giovanile i partecipanti a questa semplice tavola rotonda hanno provato a raccontare che cosa per loro è stato importante nel riscoprire la personale chiamata alla santità e come questa vada ricercata e vissuta salesianamente.

Rivivi il pomeriggio in teatro:

Nella serata di sabato i partecipanti delle Giornate hanno ricevuto la visita dei giovani dell’MGS di Piemonte e Valle d’Aosta. L’occasione ha permesso di assistere insieme al Musical “Arte di Giò”. In un grigio futuro dominato dalla schiavitù tecnologica e dalla perdita di senso del quotidiano, la speranza per giovani è segnata dall’apparire del Gran Giocoloriere (immagine di Don Bosco) che, con le sempre valide regole del sistema preventivo, torna a dare colore alla vita.

13 Gennaio 2019

 

Domenica 13 gennaio la messa conclusiva delle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana presso la Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco, presieduta da don Angel Fernandez, X successore di don Bosco e padre di questa famiglia proveniente dalle 140 nazioni di tutto il mondo.
Come conclusione di queste giornate ricche di spunti, testimonianze e riflessioni, don Angel, ha ribadito tre concetti fondamentali posti sulla strada per la Santità:
  • dalla parola di Dio sappiamo che non esistono barriere e muri che ci distanziano “dall’altro”. Non c’e un “noi e loro”. La Famigia Salesiana è testimonianza di come questa unità superi le barriere delle diversità;
  • la missionarietà nella nostra vita ci aiuta proprio ad andare oltre la diversità e ad accogliere l’altro. La testimonianza che i giovani ci chiedono è la testimonianza della coerenza della vita;
  • la comunità. Come don bosco dobbiamo aprirci alla comunità poiché è l’unica fedeltà a Dio e fonte di questa forza che ci consentirà, tornando nelle nostre case, di trasmettere questi messaggi.
    I nostri giovani non hanno bisogno di parole vuote ma di una testimonianza reale di comunione.
Il momento conclusivo delle Giornate di Spiritualità si è poi tenuto in teatro. Il Rettor Maggiore ha così potuto salutare ancora una volta i partecipanti e presentare loro le beatitudini della Famiglia Salesiana che proprio in questi giorni sono state elaborate dai diversi gruppi di lavoro.

#LA SANTITA’ ANCHE PER TE
LE BEATITUDINI DELLA FAMIGLIA SALESIANA

1. Beata la Famiglia Salesiana che trova gioia nella povertà.
Colmata della grazia di Dio farà miracoli fra i giovani più poveri
ed emarginati …questa è santità!

2. Beata la Famiglia Salesiana che, con la mansuetudine e la carità
del Buon Pastore, accoglie e accompagna amorevolmente i
giovani, educandoli al dialogo e all’accoglienza del diverso
…questa è santità!

3. Beata la Famiglia Salesiana che, stando accanto agli altri, cura
le ferite di chi soffre e ridona speranza a chi l’ha perduta,
portando la gioia di Cristo Risorto …questa è santità!

4. Beata la Famiglia Salesiana che, avendo fame e sete di
giustizia, accompagna i giovani a realizzare il loro progetto di
vita piena nella famiglia, nel lavoro, nell’impegno politico e
sociale …questa è santità!

5. Beata la Famiglia Salesiana che fa esperienza viva della
misericordia, apre gli occhi e il cuore all’ascolto, al perdono,
rendendosi casa che accoglie …questa è santità!

6. Beata la Famiglia Salesiana che cerca di essere autentica,
integra e trasparente, coltivando uno sguardo che va al di là
delle apparenze e riconoscendo in ogni persona la grazia
operante di Dio …questo è santità!

7. Beata la Famiglia Salesiana che a partire dalla verità del
Vangelo, fedele al carisma di Don Bosco, si fa lievito per
un’umanità nuova, accettando con gioia anche la croce per il
Regno di Dio …questa è Santità!

 

I Salesian family days si concluderanno con lo spettacolo teatrale: L’arte di Giò!

All’interno delle giornate di Spitualità della Famiglia Salesiana (un momento in cui tutta la famiglia salesiana si ritroverà a Valdocco) i giovani dell’MGS, che hanno partecipato al percorso de “L’arte di Animare“, ripresenteranno lo spettacolo teatrale “L’arte di Giò“, dopo il successo della prima edizione, sabato 12 gennaio 2019 presso il teatro grande di Valdocco, ore 20.30.

 

 

 

Il visitatore straordinario José Miguel Núñez incontra l’Assemblea dei confratelli

In occasione dell’apertura dell’anno pastorale 2018-2019 il visitatore straordinario José Miguel Núñez incontra i confratelli riunti a Valdocco in Assemblea. Così si è rivolto ai numerosi salesiani presenti:

Miei cari confratelli,
un saluto cordiale ed affettuoso a tutti voi, con l’augurio di un buon inizio dell’anno scolastico 2018-2019.
Il Rettore Maggiore vi ha comunicato qualche mese fa che farò la Visita Straordinaria alla nostra cara Ispettoria insieme a Don Ivo Coelho (per alcune case).
Voglio farvi arrivare queste linee per esprimervi la mia assoluta disponibilità verso ciascuno di voi e il mio desiderio di rendere il miglior servizio possibile di animazione e di governo a tutte le comunità e opere.

 

 

Desidero che la Visita Straordinaria possa avere un senso particolarmente spirituale in questo anno di preparazione al Capitolo Generale 28. Vi invito a vivere questo evento della Visita Straordinaria che farò a nome del Rettore Maggiore come un’esperienza di comunione per camminare insieme con grande disponibilità allo Spirito in modo da poter scoprire le nuove strade da percorrere in fedeltà al Signore, alla Chiesa, alla Congregazione e ai giovani.
Per questo, vi prego che fin da questo momento mettiamo nelle mani di Dio la Visita Straordinaria e ciascun confratello perché, sia personalmente che comunitariamente possiamo arrivare ad essa con il cuore ben disposto.

Don Josè ha riletto l’imminente visita straordinaria alla luce del magistero di papa Francesco ed ha auspicato che possa essere un’esperienza di comunione tra salesiani e con il Rettor Maggiore. Affinchè la vita religiosa possa essere “fuoco nelle viscere della Chiesa” occorre operare quella “rivoluzione della congregazione” che il Rettor Maggiore emerito don Pasqual Chavez indicava nel cammino di conversione di una congregazione povera per i poveri. “Siamo alternativi perchè viviamo in modo differente. Siamo profeti perchè stiamo dalla parte dei poveri. Le case salesiane siano accoglienza. Il nostro tempo sia disponibilità. Il Vangelo sia vissuto sine glossa”.

 

 

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Arte di Giò: meraviglia e successo di pubblico

Tre spettacoli e 2700 spettatori nell’arco di due giorni: sono questi i numeri che definiscono il grande successo dello spettacolo teatrale “L’arte di Giò”, che è stato presentato venerdì 19 e sabato 20 al Teatro Grande di Valdocco, in occasione della visita del Rettor Maggiore in Piemonte e dell’MGS Day.

Ma oltre ai numeri c’è molto di più: la meraviglia vera di questo spettacolo è il lavoro svolto per realizzarlo dai giovani di Anima MGS. Per diversi mesi, infatti, guidati da quattro professionisti, i ragazzi hanno sperimentato le proprie abilità nel ballo, nella recitazione, nella costruzione di scenografie e nella grafica. I laboratori, realizzati grazie al contributo della Fondazione Agnelli, avevano come obiettivo quello di far sperimentare ad ogni giovane le proprie abilità e capacità artistiche.

Lo spettacolo “L’arte di Giò”, ideato dalla compagnia teatrale “I Retroscena”, è una sfida alla società odierna, che divide in compartimenti stagni la vita dei giovani e che vuole farli entrare in un sistema di regole, spesso senza tenere conto del valore della singola persona. La speranza portata da don Bosco ai giovani nell’800 è ancora attuale e rivive nelle parole e nei gesti di Giò: mettersi in gioco, con il sostegno degli adulti, può ricreare quell’alleanza educativa che oggi sembra invece frantumata, per valorizzare le capacità e i talenti di ognuno. Non è un cammino facile: è lo stesso Giò a ripeterlo durante lo spettacolo, ma la certezza è che vale pena spendere la propria vita per qualcosa di bello e di grande.

Al termine dello spettacolo, il Rettor Maggiore ha voluto lasciare il pensiero della buonanotte, dicendo ai giovani:

siate protagonisti della vostra vita, grazie a voi tutto il mondo può avere un futuro: i sogni sono possibili, bisogna soltanto crederci”.