Brasile: Mons. Jonas Abib, fondatore di Canção Nova, ha raggiunto la Casa del Padre

Dal sito ANS.

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La Comunità di Canção Nova, il 25° gruppo della Famiglia Salesiana, ha annunciato la scomparsa del suo fondatore, Mons. Jonas Abib, di 85 anni, deceduto nella sua casa di Cachoeira Paulista, nello Stato di San Paolo lunedì 12 dicembre, festa della Madonna di Guadalupe, alle 22:14 locali. Mons. Abib è stato uno dei religiosi che più si sono distinti nell’azione evangelizzatrice della Chiesa Cattolica in America Latina, utilizzando i media e organizzando grandi eventi di evangelizzazione.

Mons. Abib da maggio 2021 era sottoposto a un trattamento chemioterapico per un mieloma multiplo ed è spirato per un’insufficienza respiratoria.

Oltre ad essere stato il fondatore della Comunità di Canção Nova, Mons. Abib è stato Presidente della Fondazione Giovanni Paolo II, ente capogruppo del Sistema di Comunicazione Canção Nova e della Rete di Sviluppo Sociale Canção Nova, nonché Rettore del Santuario del Padre delle Misericordie a Cachoeira Paulista.

Predicatore, musicista, scrittore e redattore per il portale e la rivista “Canção Nova”, ha ricoperto la carica di Vicepresidente del Direttorio esecutivo della Fraternità Cattolica Internazionale, organo collegato al Pontificio Consiglio per i Laici della Santa Sede, a Roma, ed è stato uno dei membri del Consiglio Nazionale del Rinnovamento Carismatico Cattolico in Brasile (RCC).

Noto omelista e punto di riferimento per la musica cattolica, Jonas Abib era nato il 21 dicembre 1936, nella città di Elias Fausto, Stato di San Paolo, da Sérgio Abib, di origine siro-libanese, e Josepha Pacheco Abib, di origine italiana.

All’età di 12 anni si trasferì a Lavrinhas per iniziare gli studi nella Congregazione Salesiana. Studiò Filosofia presso l’Istituto Salesiano di Filosofia e Pedagogia di Lorena e Teologia presso l’Istituto Teologico Salesiano “Pio XI” di San Paolo. Venne ordinato sacerdote nel 1964, scegliendo come suo motto “Ho fatto tutto per tutti”.

Iniziò il suo lavoro con i giovani promuovendo incontri e ritiri per ragazzi e ragazze di San Paolo; e dopo aver aderito al Rinnovamento Carismatico Cattolico, nel 1971, si impegnò ancora di più nel lavoro con i giovani.

Il 2 febbraio 1978 fondò la Comunità Canção Nova, con la missione di evangelizzare comunicando Gesù e la vita nuova che è venuto a portare, attraverso incontri e mezzi di comunicazione sociale. Due anni dopo inaugurò “Rádio Canção Nova”, a Cachoeira Paulista (SP), e nel 1989 “TV Canção Nova”.

Nel 2002, mons. Jonas Abib ebbe modo di incontrare Papa Giovanni Paolo II, un incontro che rappresentò per lui la conferma della sua missione. Nel 2006 ricevette il dalla Conferenza Episcopale Cattolica Brasiliana il “Premio Santa Clara” per il documentario sul Concilio Vaticano II, prodotto da TV Canção Nova.

All’età di 70 anni fece registrare il DVD “Como é linda a nossa família” (Com’è bella la nostra famiglia), contenente lo spettacolo tenutosi presso il teatro dell’Academia Militare “Agulhas Negras”, a Resende, ed uscito il 2 febbraio 2008 in occasione dei 30 anni della Comunità. Era un’opera che raccoglieva alcuni dei brani simbolo del percorso della comunità nella musica cattolica.

Il 17 ottobre 2007 ricevette dal Vaticano il titolo di “monsignore”, su richiesta di mons. Benedito Beni dos Santos, allora vescovo della diocesi di Lorena (SP), nel cui territorio Canção Nova ha la sua sede. Si trattò di un riconoscimento ai rilevanti servizi da lui resi alla Chiesa e al popolo di Dio.

Nel gennaio 2010 poté celebrare l’ammissione di Canção Nova nella Famiglia Salesiana, approvata dal Consiglio Generale dei Salesiani a Roma. Il riconoscimento pontificio definitivo della comunità cattolica ha avuto luogo il 29 giugno 2014, nella solennità di San Pietro e San Paolo. Nello stesso anno, nella sede di Canção Nova si è tenuta la cerimonia di dedicazione del Santuario del Padre delle Misericordie e si è celebrato anche il 50° anniversario di sacerdozio di mons. Jonas Abib.

Un altro titolo che ricevette fu quello di Dottore Honoris Causa in Comunicazione Pastorale, conferitogli dal Centro Universitario Cattolico Salesiano Auxilium – UniSalesiano, il 31 marzo 2017.

Con tutta la sua vita mons. Jonas Abib ha insegnato che la santità è un’urgenza e si è speso fino all’ultimo istante per vivere nell’ottica “O santi o niente”; e durante l’esercizio del suo ministero sacerdotale ha dato “sangue, sudore e lacrime” per la salvezza le anime.

È scritto nella conclusione del comunicato inviato per questa circostanza da Canção Nova:

“L’intero corpo di Canção Nova si stringe in questo momento di dolore per la perdita del suo padre spirituale, il grande creatore di quest’Opera che oggi conta più di 1.300 membri sparsi in tutto il Brasile e all’estero. Allo stesso tempo, con cuore contrito e addolorato, la Comunità e tutti coloro che fanno parte della famiglia di Canção Nova riaffermano la loro speranza nella Risurrezione (…). Canção Nova è grata per l’affetto e le condoglianze per la perdita del caro mons. Jonas Abib e si impegnerà ancora di più affinché i suoi preziosi e innumerevoli insegnamenti possano raggiungere sempre più persone, affinché possano sperimentare un incontro personale con Gesù, così come egli fece e non si stancò mai di testimoniare”.

 

“I sorrisi di Banca Reale”: Banca Reale in sostegno dei bambini ucraini accolti da Salesiani per il Sociale

Pubblichiamo il comunicato stampa di Salesiani per il Sociale sulla donazione di Banca Reale a favore dei bambini ucraini accolti nelle strutture salesiane.

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Per contribuire concretamente ai bisogni delle famiglie ucraine colpite dall’emergenza umanitaria, in occasione del Natale, Banca Reale desidera offrire il proprio sostegno ai 300 bambini ucraini accolti dai Salesiani per il Sociale. Con l’iniziativa “I Sorrisi di Banca Reale”, tutti i dipendenti della banca hanno scelto di rinunciare alla loro tradizionale strenna natalizia devolvendo la cifra ricavata all’organizzazione no profit guidata dal Presidente Don Francesco Preite.

L’obiettivo dell’iniziativa è quello di fornire un contributo al supporto scolastico e psicologico dei bambini e dei ragazzi ucraini che, una volta inseriti nelle scuole italiane hanno necessità di ricevere un vero e proprio sostegno.

I Sorrisi di Banca Reale” si inserisce in un percorso di azioni intraprese da Reale Group che, da marzo 2022, ha agevolato una rete di sostegno virtuosa a favore della popolazione ucraina colpita duramente dalla violenza della guerra. Fin dall’inizio del conflitto, Reale Foundation, la fondazione corporate di Reale Group, ha affiancato diversi enti benefici, quali l’Ospedale Infantile Regina Margherita, CasaOz, Sermig, UGI, Adisco Sezione Piemonte – in collaborazione con la Regione Piemonte – per fornire una risposta pronta e immediata ai bisogni delle famiglie colpite da questa grave emergenza umanitaria.

Quest’anno i bambini ucraini hanno vissuto gli orrori della guerra e sono stati spettatori innocenti della brutalità del conflitto – ha dichiarato Giuseppe Pollio Direttore Chief Operating Officer di Banca Reale – Proprio per questo i dipendenti di Banca Reale desiderano dimostrare calore e vicinanza ai piccoli profughi ucraini e alle loro famiglie, accolte dai Salesiani per il Sociale, attraverso un gesto simbolico che speriamo possa facilitare la loro integrazione. La scelta di offrire un supporto scolastico e psicologico ai bambini,  colloca la nostra iniziativa in un percorso più ampio, che non guarda al presente bensì al futuro: crediamo che l’istruzione sia un veicolo d’inclusione ed equità sociale, che permette ad ogni persona di gettare delle solide basi per costruire il proprio domani”.

“L’emergenza Ucraina, passata l’ondata emotiva della prima ora, non ha cessato di esistere. Nei primi mesi abbiamo spalancato le porte delle case salesiane ed accolto chi fuggiva dall’orrore della guerra, specialmente famiglie, mamme con bambini di ogni età – dichiara don Francesco Preite, presidente nazionale di Salesiani per il Sociale APS -. L’integrazione sociale, scolastica, culturale nonché l’assistenza medica, richiedono un costante sostegno. Per questo a nome di tutta la rete di Salesiani per il Sociale ringrazio Banca Reale e tutti i suoi dipendenti: il loro gesto generoso darà un contributo al percorso di sostegno messo in piedi per accogliere e accompagnare questi nostri fratelli e sorelle in difficoltà. Nello stesso tempo invochiamo la pace in Ucraina”. 

Gli auguri di Natale da Pechino di don Michele Ferrero

Pubblichiamo il messaggio di don Michele Ferrero, sdb e docente di letteratura latina all’Università di Pechino in Cina, per le festività natalizie di quest’anno.

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C’è una potenza nel Natale che le potenze di questo mondo non conoscono

Qui a Pechino, nel 2022, si vive nella paura. Non è un segreto. E’ un successo. Significa che il controllo funziona bene.

La gente ha il terrore degli uomini in tuta bianca. Ha terrore dei censori online. Ha terrore del prossimo ordine dall’alto, che viene sempre comunicato a tarda notte (tutti devono tenere il telefonino sempre acceso). Gli studenti hanno paura dei professori. I professori hanno paura di essere denunciati dagli studenti. Le autorità in università hanno paura di non essere abbastanza spietati, perché i dirigenti sopra di loro hanno la stessa paura. Le autorità hanno paura di perdere il controllo delle notizie.

La misericordia è un peccato. La dolcezza un crimine. Il dialogo un abominio. È scritto nei documenti ufficiali che gli ufficiali da promuovere sono quelli che non dimostrano pietà. E non basta obbedire ciecamente senza domande e senza obiezioni. Bisogna anche ringraziare, perché “potrebbe essere peggio.”

“Grazie padrone che mi bastoni solo due volte al giorno invece di tre”.

Quelli scaltri, furbi, senza scrupoli si adattano bene.  Non esiste vero o falso. Non esiste giusto o sbagliato. Non esiste buono o cattivo. Finalmente il frutto della decisione del bene e del male è di nuovo nelle mani umane.

Ma il Natale è diverso, anche qui a Pechino.  Il bambinello è così fragile. La madre così gentile e servizievole. Il padre confuso ma con un grande senso di che cosa sia giusto e che cosa non lo sia. C’è una potenza nel Natale che le potenze di questo mondo non conoscono.  Anche qui a Pechino.

I pastori si avvicinarono al bambino, come si avvicinano tanti Cristiani cinesi con una fede solida come la roccia. Insegno anche in seminario (controllato dal governo): vedo quanto pregano.  Seguo alcuni gruppi di studio della Bibbia: vedo quanto vogliono ascoltare la Parola. I Magi si inginocchiarono, ma senza dirlo a Erode, come alcuni studenti che conosco.

Anche qui, in un altro lockdown, i misericordiosi trovano misericordia, i miti possiedono la terra, coloro che piangono trovano un senso, e c’è chi usa i propri talenti per creare pace.

Anche qui a Pechino, come dappertutto dove Gesù nasce, c’è una schiera infinita di angeli invisibili.  Non cantano solo “Gloria”. Aprono anche le porte a un Regno che non è di questo mondo. Dove ognuno può entrare.  E dove si parla anche Cinese.

Pechino, Dicembre 2022

Don Michele Ferrero

Buon Natale a tutti.

Strenna 2023: le altre proposte dei poster

Dopo l’uscita del poster della Strenna 2023, su richiesta del Rettor Maggiore, il Settore per la Comunicazione Sociale ha contattato diversi grafici di varie parti del mondo perché ideassero delle loro proposte per il poster che accompagna il messaggio “Come lievito nella famiglia umana di oggi. La dimensione laicale della Famiglia di Don Bosco”.

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Nei lunghi mesi di lavorazione che precedono l’uscita ufficiale del messaggio della Strenna per il nuovo anno, il Settore per la Comunicazione Sociale, su richiesta del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha contatto diversi centri di comunicazione sociale e grafici di varie parti del mondo perché ideassero delle loro proposte per il poster che accompagna il messaggio. Sebbene, come noto, i poster ufficiali siano già stati individuati nelle due opzioni elaborate dell’Ufficio di Comunicazione Sociale dell’Ispettoria del Portogallo e dal grafico spagnolo Agustín de la Torre, lo stesso Rettor Maggiore si è pronunciato per permettere la diffusione digitale delle altre proposte pervenute, tutte in grado di veicolare, in forme e stili diversi, il motto prescelto per il 2023: “COME LIEVITO NELLA FAMIGLIA UMANA DI OGGI. La dimensione laicale della Famiglia di Don Bosco”.

Le altre proposte vagliate dal Rettor Maggiore sono arrivate dall’India, ad opera del salesiano don Paul Sathish, dell’Ispettoria di India-Chennai (INM); dal grafico italiano Fabrizio Emigli, già ideatore di poster della Strenna in anni passati; e dal centro multimediale della Famiglia Salesiana cilena “Caetera Tolle”.

Per quanto riguarda la prima proposta, quella di don Sathish, il contesto rappresentato illustra un lavoro di squadra, in cui tutti contribuiscono a produrre il pane della vita per l’umanità. Tutti sono coinvolti e indaffarati con la propria capacità a produrre il pane. Anche Don Bosco e sua madre sono presenti sullo sfondo con l’intento di guidare e ispirare le persone incoraggiandole a impegnarsi. “Ognuno ha un ruolo e contribuisce alla realizzazione finale del prodotto. Il lievito nel quadro è appena percettibile e quasi nascosto, ma i suoi frutti appaiono visibilmente nei prodotti finali e soprattutto negli atteggiamenti e nei gesti dei personaggi rappresentati” ha spiegato il salesiano.

Da parte sua, il grafico Emigli ha così illustrato la sua proposta:

“Buon cristiano e onesto cittadino”. Mi son sempre sentito parte della ‘Famiglia Laica’ salesiana: prima da giovane oratoriano, poi impegnato nel Servizio Civile, nell’Associazionismo, fino a mettere a disposizione dei Salesiani la mia professionalità di grafico pubblicitario. Questa breve introduzione per ‘raccontare’ il mio rapporto con Don Bosco e coi salesiani che non è mai stato solo un rapporto di scambi professionali. Quello della Strenna 2023, quindi, è un tema a me particolarmente caro.

“Nel disegno è Don Bosco stesso che aiuta i due bambini a preparare la base per l’impasto e partecipa al rito della preparazione del pane (mi piaceva che fosse una preparazione giocosa; i bambini si divertono spesso a impiastricciare con acqua, farina e lievito, con accanto gli adulti complici e coinvolti in un’impresa che sta a metà tra l’insegnamento di come si prepara il cibo, del rispetto che bisogna averne, ma anche di come ci si possa divertire a unire la Famiglia in un gioco educativo). Ho volutamente inserito Don Bosco fra i membri della famiglia, senza distacco; una presenza discreta ma fondamentale nella scena. Lui partecipa al gesto di spolverare lievito sull’impasto, controlla, insegna, educa, guarda la scena (ed è ‘NELLA SCENA’) come amico, commensale ad aggiungere l’ingrediente stesso che influenza, condiziona e trasforma l’intera pasta.

Lo stile scelto è a metà tra la ritrattistica e il fumetto (mi sono ispirato alle vecchie copertine de ‘La Domenica del Corriere’ e ai disegni di Norman Rocwell). La base bianca su cui poggia e spicca il disegno, ha una leggera trama ruvida (appena percettibile) che aggiunge calore e senso di famiglia e di casa all’intera scena.

 

Infine, dal Cile, i responsabili del centro multimediale “Caetera Tolle” illustrano:

Abbiamo scelto un’illustrazione con colori vivaci che trasmettessero gioia e calore, interpretata con uno stile moderno che attirasse l’attenzione soprattutto di bambini, adolescenti e giovani, e contemporaneamente risvegliasse lo spirito giovanile in tutti gli altri membri della Chiesa.

A proposito dell’immagine centrale: per collegare il concetto di lievito nella parabola di Gesù con la riflessione e l’invito del Rettor Maggiore, ci siamo posti diverse domande: innanzitutto cosa fa il lievito nel pane? Poi, in che modo ciascuno di noi, nel suo ruolo di lievito, ha un effetto sulla famiglia umana (il pane)? In conclusione, ognuno di noi è parte di quel lievito che, in unione e condivisione con gli altri, nutre la società e fa crescere la Chiesa, proprio come cresce il pane.

Abbiamo così pensato al pane come simbolo del messaggio di Gesù e, ispirandoci all’Ultima Cena, ma adattandola alla figura della Famiglia Salesiana, abbiamo deciso di mettere Don Bosco al centro dell’immagine come primo messaggero di questa famiglia e come primo lievito. Intorno a lui c’è il resto della comunità salesiana, rappresentata da tutti noi che la componiamo e a cui questa Strenna 2023 è rivolta. Quindi a fianco di Don Bosco sono ritratti in primo luogo un sacerdote e una religiosa, e poi tutti coloro che hanno un ruolo più rappresentativo: i laici, uomini e donne di diverse razze, età, caratteristiche, professioni e ruoli in tutto il mondo. Tutti insieme condividono il pane (il messaggio di Gesù) e ognuno replica la condivisione, diventando così nuovo lievito, quindi un nuovo messaggero di Cristo, con la missione di portarlo nei loro diversi mondi, con i loro coetanei, nei loro diversi lavori e da coloro che soffrono le stesse afflizioni. In questo modo, il vigile del fuoco diventa un lievito nel suo ambiente, la suora africana porta il messaggio di Gesù negli angoli più abbandonati della società, la famiglia di immigrati, che cerca il proprio posto nel mondo, è il lievito per chi si trova nella stessa situazione, e così via…

Il nostro poster vuole indicare che ognuno di noi è chiamato a essere il lievito del mondo in cui viviamo, dove grazie alla nostra diversità, semplicità e umiltà possiamo portare il messaggio di Gesù in ogni luogo, esprimendo il suo amore con le nostre azioni e parole.

Don Bosco Borgomanero sponsor del concerto “Natale nel Mondo”

Domenica 11 dicembre, presso il convento di S. Nazzaro della Costa Novara, si terrà il concerto “Natale nel Mondo” dedicato alla tradizione natalizia in varie parti del mondo. A dirigere il coro Francesco Iorio, docente di musica al Don Bosco di Borgomanero, che è anche sponsor dell’iniziativa. Di seguito la notizia apparsa sul sito dei salesiani di Borgomanero.

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Domenica 11 dicembre alle 17.30, presso il convento novarese di S. Nazzaro della Costa, l’associazione Erato, nel contesto del progetto “Terza di Avvento”, promuove un concerto dal titolo significativo: Natale nel Mondo.

Si esibirà il coro Erato di Novara, diretto dal maestro Francesco Iorio, docente di musica al Don Bosco di Borgomanero, che è tra gli sponsor dell’iniziativa.

Il repertorio della serata includerà brani della tradizione natalizia di svariate parti del mondo: dalla Spagna al Galles, dalla Francia alla Nigeria, dagli Stati Uniti alla Svezia, senza naturalmente dimenticare la tradizione italiana.

Solisti il soprano Amanda Malandra e il mezzosoprano Licia Stara, accompagna all’organo Andrea Pompili.

La voce recitante, che guiderà i presenti in un itinerario che accosterà alle musiche una meditazione sul Natale francescano, sarà quella di Katia Montebuglio.

L’ingresso è libero ad offerta, e il ricavato sarà interamente devoluto ai frati cappuccini del convento.

 

 

 

“Quali salesiani per i giovani di oggi?”: intervista a don Angel Fernandez Artime

Sabato 10 dicembre dalle ore 9 alle ore 10, 15, il Rettor Maggiore Don Angel Fernandez Artime verrà intervistato da don Silvio Roggia sull’urgenza del “Da mihi animas cetera tolle”. L’intervista, appuntamento ormai annuale, fa parte del ciclo di incontri organizzato dalla Conferenza delle Ispettorie d’Italia (CISI) e dal Centro Studi “Opera dei Tabernacoli Viventi” sul tema “Quali salesiani per i giovani di oggi?”.

Quest’anno viene approfondita la seconda linea della proposta del Rettor Maggiore alla Congregazione Salesiana per il sessennio 2019-2025. L’intervista verrà trasmessa in diretta in lingua italiana sul canale YouTube e sulla Pagina Facebook dell’agenzia ANS e prevede la traduzione in inglese, spagnolo, francese e portoghese.

Il Rettor Maggiore rispondendo alle domande, a partire dalla visione di oggi e dalla conoscenza della realtà salesiana mondiale, ribadirà con forza:

«Per noi è necessario e urgente che la nostra Congregazione viva, respiri e cammini cercando di fare del “Da mihi animas, cetera tolle” una realtà nell’annuncio del Vangelo, a favore dei nostri giovani e per il bene di noi stessi».

Don Angel approfondirà quanto da lui espresso dopo il CG 28 con la sottolineatura di quattro urgenze: 1. dare priorità assoluta all’impegno per l’evangelizzazione dei giovani con proposte consapevoli, intenzionali ed esplicite. Siamo invitati a far conoscere loro Gesù e la Buona Novella del Vangelo per la loro vita; 2. aiutare i giovani (e le loro famiglie) a scoprire la presenza di Cristo nella loro vita come chiave per la felicità e il significato dell’esistenza; 3. accompagnare i bambini, gli adolescenti e i giovani nel loro processo di educazione alla fede, affinché possano aderire personalmente alla persona di Cristo; 4. essere “veri educatori” che, per esperienza personale, accompagnano il giovane nel dialogo con Dio nella preghiera e nella celebrazione dei sacramenti.

Sarà bello ascoltare di nuovo dire dal successore di don Bosco che senza il “da mihi animas, cetera tolle”, gli sforzi titanici della Congregazione tenderanno alla bontà della promozione umana e all’assistenza sociale – sempre necessari e appartenenti alla nostra identità carismatica – ma non ci porteranno alla prima ragione per cui lo Spirito Santo ha suscitato il carisma salesiano in Don Bosco:

«Fedeli agli impegni che Don Bosco ci ha trasmesso, siamo evangelizzatori dei giovani» (C.6).

La prima finalità della nostra pastorale giovanile è la conversione delle persone al vangelo di Gesù Cristo.

L’intervista andrà alla radice del nostro essere salesiani:

«Non c’è nulla di più solido, di più profondo, di più sicuro, di più consistente e di più saggio dell’annuncio di Gesù Cristo» (ChV, 214).

Il Bollettino Salesiano: intervista a Monsignor Roberto Repole

Pubblichiamo l’intervista a Monsignor Roberto Repole, apparsa sul numero di dicembre de Il Bollettino Salesiano, a cura di Marina Lomunno.

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È giovane e preparato Il nuovo Arcivescovo di Torino

Monsignor Roberto Repole, conosciuto e stimato come teologo, nella sua formazione scolastica giovanile è stato anche allievo dei salesiani: ha frequentato il ginnasio a Valdocco e ha conseguito la maturità classica presso il Liceo Valsalice di Torino.

Già dal primo incontro Lei si è soffermato sulla necessità dell’attenzione ai più giovani e all’emergenza educativa. Come fare per far ritornare i giovani alla Chiesa?

 

C’è un’attenzione particolare al mondo giovanile che si disegna su due orizzonti, il primo è quello sociale e antropologico. Viviamo in una società anziana con una forte denatalità e questo fa sì che i giovani rischino di non essere visti e di non essere apprezzati per la carica e la novità che essi hanno: tutti i progetti sociali e i discorsi politici spesso sono tarati su altre generazioni. Secondo me occor- re invece ritornare ad avere un’attenzione alle nuove generazioni in una società occidentale che è tendenzialmente vecchia e che pensa da vecchia. Poi però – e questo evidentemente si interseca con il secondo orizzonte – da pastore ho la preoccupazione o, meglio, una forte attenzione dal punto di vista della Chiesa. La Chiesa esiste per vivere e annunciare il Vangelo ed è chiaro che i primi destinatari di questo Vangelo sono le nuove generazioni con le quali la trasmissione «normale» e assodata del Vangelo e della vita cristiana si sta velocemente interrompendo. Mi sembra allora che ci sia necessità di una Chiesa che ritorni a mettere al centro, appunto, l’annuncio evangelico e quindi, di conseguenza, i giovani come primi protagonisti. Ho l’impressione che i giovani abbiano sete di senso e di spiritualità ma anche che la Chiesa venga percepita tutto fuorché una risorsa spirituale. Su questo credo che ci sia bisogno di interrogarci e che la necessità di parlare di giovani debba andare proprio in questa direzione. Ed è anche l’occasione per chiederci:

«che ci stiamo a fare come Chiesa, perché esistiamo»?

Perché gli oratori e il catechismo sono un po’ in crisi?

Metterei due accenti. Il primo: possiamo ridiventare significativi e anche attraenti nella misura in cui diventa chiaro e viene testimoniato che c’è una bellezza, una gioia nel vivere la vita evangelica, nel seguire il Signore, nel consegnarsi a lui, nell’appartenergli. Quindi credo che la grande questione oggi sia veramente la fede dei cosiddetti credenti… Forse siamo troppo poco significativi perché ormai il cristianesimo è diventato tutto meno che l’appartenenza in forza della fede. Il secondo punto, e richiamo la canzone di Celentano,

«neanche un prete per chiacchierar»

ci siamo abituati o abbiamo pensato troppo e un po’ superficialmente che gli unici a dover annunciare il Vangelo, gli autorizzati a farlo anche in maniera competente e con l’ascolto che questo richiede, siano i preti. Ma non è così: questo richiede persone anche laiche che abbiano la passione per l’annuncio evangelico ma abbiano anche la competenza dell’annuncio evangelico. E qui dobbiamo farci un esame di coscienza e camminare: al di là delle etichette, il problema è che il cristianesimo spesso è sconosciuto agli stessi cristiani: come vogliamo testimoniarlo e annunciarlo ai più giovani? E soprattutto c’è urgenza di una passione che faccia sì che li si vada ad incontrare e a cercare: è un atteggiamento che nasce da persone che veramente si sentono responsabili del Vangelo e che non può valere soltanto per i preti perché, in un momento in cui siamo di meno, è chiaro che questo non verrà più fatto.

Come parlare di Gesù ai giovani di oggi, ai giovani torinesi di oggi? Lei come parlerà di Gesù ai giovani che incontrerà da Arcivescovo?

Non penso che esista una risposta-ricetta ma che ci possano essere alcune attenzioni decisive. La prima: la coltivazione di una conoscenza della fede che la renda anche plausibile rispetto alle grandi sfide della secolarizzazione. Non possiamo pensare di parlare di Gesù ai giovani se le domande che probabilmente loro si pongono non sono anche le nostre e, soprattutto, se noi non ci siamo dati delle risposte. Ma per far questo bisogna essere molto seri nel cammino della fede e della conoscenza della fede. Io sono un teologo e penso, purtroppo, che nella Chiesa molto spesso si ritenga che la teologia sia un optional: se la pensiamo così quella che noi chiamiamo «la pastorale» che cos’è? In passato ai miei studenti dicevo che la pastorale

«sembra lo starnazzare delle galline che fanno tanta aria però non si sollevano di mezzo metro»

Che cosa vogliamo annunciare, quando noi stessi non siamo all’altezza delle domande che ci vengono poste, perché non le abbiamo interiorizzate e non proviamo costantemente a dare risposte con tutta la passione e l’intelligenza che questo richiede? I giovani ci chiedono che cosa è la preghiera, come interviene Dio nella mia vita, ci dicono

«io prego ma tanto non vengo ascoltato»

sono questioni serissime e noi che cosa rispondiamo? Se noi adulti rispondiamo con stereotipi e non siamo all’altezza di quelle domande che cosa vogliamo annunciare in questo nostro mondo?

Le omelie, talvolta, non sono un po’ difficili?

Secondo me i giovani (e non soltanto loro) si accorgono se ciò che gli comunichi è ciò per cui tu veramente vivi. Lo vedo esistenzialmente nell’omelia, uno dei momenti di comunicazione della fede… Alla fine passa quello che veramente dici perché è passato nella tua vita, perché è passato nel tuo cuore e credo che questo sia uno dei deficit nell’annuncio oggi: a volte continuiamo a dire cose che non corri- spondono davvero alla vita, chi le annuncia non le vive e i giovani se ne accorgono…

Lei è stato allievo a Valdocco e poi a Valsalice. Che cosa le è rimasto del carisma salesiano nella sua vita di sacerdote, di insegnante, di teologo ed ora di Arcivescovo di una delle città che oggi ha molte analogie con la Torino dei santi sociali (povertà, disoccupazione, emigrazione, giovani «pericolanti»)?

Mi è rimasta l’attenzione alle persone più giovani – anche perché ho passato molti anni ad insegnare – e come eredità «salesiana» ho in mente alcuni insegnanti, anche anziani, che avevano ancora il gusto di intrattenersi, di spendere del tempo con noi allievi. E mi è rimasta viva questa testimonianza che poi ho cercato a mia volta di trasfondere con i miei studenti nella mia esperienza di insegnante. Inoltre – anche se è stato faticoso – mi è rimasto anche il rigore del lavoro nello studio: la serietà e la profondità del lavoro sono cose importanti anche per il lavoro intellettuale.

-Marina Lomunno

Amici di Don Bosco: qualche appuntamento

Qualche appuntamento per Amici di Don Bosco da segnarsi in agenda!

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Le agende che ognuno si ritrova a gestire sul finire dell’anno sono piuttosto fitte e si è pensato di non appesantirle troppo, ma ci sono un paio di appuntamenti da ricordare.

Il primo è aperto a tutti perché è un incontro online: si tratta della presentazione del libro di Rossana Gravina “Nè sotto il cavolo, né con la cicogna. Adozione? Nì, grazie” a cura del gruppo degli adottati adulti AAAGiovedì 15 dicembre alle 21 sulla piattaforma Zoom, dialogheranno esperienze di adozione internazionale e nazionale, seguendo il filo rosso che accomuna vissuti differenti: la capacità di trasformare il dolore e rigenerarsi, la resilienza, la tenacia , la ricerca di un punto di origine e di riferimento a cui ancorare la propria storia, la voglia di sentirsi legittimati come figli, la necessità di imparare a lasciarsi amare, le condotte autodistruttive, il sentirsi sempre diversi, talvolta sbagliati, comunque responsabili.

Per iscriversi e ricevere le credenziali per il collegamento occorre inviare una mail a info@amicididonbosco.org

Un altro appuntamento è in presenza ed è il Brunch di Natale nella sede di Amici di Don Bosco a Torino sabato 17 dicembre dalle 11.30: un’occasione per scambiarci gli auguri davanti a sfiziosi paninetti colorati, pancackes salati, pizzette, canapé, torte salate e brindare a quanto di buono questo anno ci ha regalato. Ovviamente non mancherà una fetta di panettone e, come in ogni Natale in famiglia, la tombola a premi! E sarà una tombola speciale… una Fashion Tombola!

Il brunch prevede un contributo di 12€ a persona (35€ se siete una famiglia di 3 membri); ogni nucleo familiare riceverà la prima cartella della tombola IN OMAGGIO. Il ricavato della tombola sarà devoluto alle iniziative di promozione e tutela dei diritti dei bambini.

Adesioni via mail a info@amicididonbosco.org entro il giorno 11 dicembre.

In quell’occasione si avrà anche la possibilità di ritirare la proposta per il Natale Solidale 2022, la Box Dolci Soprese, in versione Standard o De Luxe, evitando le spese di spedizione.

Natale Solidale 2022: i dolci segreti di Amici di Don Bosco

Amici di Don Bosco, in occasione del Natale 2022, ha deciso di preparare delle scatole “Dolci segreti”, il cui ricavato andrà al Progetto Salute – Vita autonoma, che in questi anni ha permesso di aiutare tanti bambini e ragazzi colombiani a migliorare le loro condizioni di vita.

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Dicembre è iniziato, così come la corsa ai regali, che coglie tutti ogni anno impreparati. Perché non sia solo una consuetudine o una faticosa incombenza, la versione Amici di Don Bosco degli elfi di Babbo Natale ha un suggerimento per voi: si chiama “Dolci segreti” ed è molto più di un presente. È l’occasione per riunirsi davanti a gustosi ingredienti, mettere le mani in pasta e preparare dei golosi dolcetti insieme alle persone care.

Ogni scatola contiene:

  • 3 formine coppapasta per biscotti di Natale
  • 3 ingredienti magici (cannella, zenzero, e chunks di squisito cioccolato fondente belga)
  • 3 ricette speciali per realizzare delle frolle uniche
  • i segreti della Pastry Chef Evi Polliotto di Gerla 1927

Questi biscotti saranno buoni per mille ragioni: perché gli ingredienti sono di prima qualità e le ricette di alta pasticceria; per riscoprire la meraviglia dello stare insieme non solo a tavola, ma nella preparazione del cibo, che è un momento di allegria, di intimità, dove si impara anche facendo pasticci, dove si scambiano ricordi e confidenze; infine – ma è la ragione principale – perché il ricavato sarà destinato al Progetto Salute – Vita autonoma, che in questi anni ha permesso di aiutare tanti bambini e ragazzi colombiani a migliorare le loro condizioni di salute e di vita.

Si può condividere la Box Dolci Segreti con la famiglia o regalarla ad amici e conoscenti: sarà come regalare del tempo di qualità alle persone che si amano, oltre a un dolce pensiero!
La box esiste anche nella versione De Luxe, e contiene le “Palle di Natale” di Amici di Don Bosco: 12 frasi e 12 riflessioni sugli stereotipi con cui genitori adottivi e persone con background adottivo si sono dovuti confrontare.

Per la Box “Dolci Segreti” è richiesta un’offerta a partire da 10€, per la versione De Luxe l’offerta parte da 15€; la spedizione costa 5€, ma è possibile ritirarle gratis nella sede di Torino anche in occasione del Brunch natalizio del 17 dicembre.

Le offerte sono fiscalmente deducibili se fatte con un mezzo di pagamento tracciabile e la causale “Natale solidale 2022” .
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Sant’Artemide Zatti al Colle Don Bosco, il 18 marzo 1934

Dagli archivi dei pellegrini del Colle Don Bosco risulta che Artemide Zatti passò al Colle il 18 marzo 1934. Nel registro si firma in questo modo: Artemide Zatti missionario salesiano a Viedma, Patagonia, Argentina.

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Grazie alle ricerche svolte del Sig. Sante Simioni, salesiano coadiutore, dagli archivi dei pellegrini del Colle Don Bosco risulta che Artemide Zatti, canonizzato lo scorso 9 ottobre, passò al Colle il 18 marzo 1934. Nel registro si firma in questo modo: Artemide Zatti missionario salesiano a Viedma, Patagonia, Argentina.

Nel 1934 Artemide Zatti visse infatti un’esperienza che restò memorabile nella sua vita. Il giorno di Pasqua, 1° aprile, si doveva celebrare a Roma la solenne canonizzazione di Don Bosco. Da tutte le parti del mondo furono mandati confratelli a Roma come rappresentanti delle varie Ispettorie e comunità per assistere alla glorificazione del Fondatore. L’Ispettore della Patagonia, don Gaudenzio Manachino, scelse Artemide Zatti per rappresentare i salesiani coadiutori, dandone l’annuncio agli Esercizi Spirituali. Generale fu il consenso per tale scelta, tanto era il prestigio e la stima che il Sig. Zatti godeva già presso tutti. Anche egli ne dovette essere felice, potendo rivedere l’Italia da cui mancava da oltre 30 anni.

Un vestito gli venne prestato dal dottor Harosteguy, mentre la signora Maria Vásquez Linares, moglie del sarto Linares, per quella occasione gli fece un vestito nuovo. Una vecchia valigia gli fu prestata da un sacerdote degente all’ospedale e don Luigi Cencio a Buenos Aires gli prese il biglietto di terza classe sul “Neptunia”, mentre l’Ispettore gli fece una lettera di presentazione per le case d’Italia

Il viaggio durò 16 giorni. Zatti fu a Torino, dove visitò i luoghi santificati dalla presenza di Don Bosco, tra cui il Colle, dove era nato il Santo dei Giovani. È rimasta nell’epistolario una sola cartolina inviata da Torino:

Dai piedi dell’altare della nostra cara Madre Maria Ausiliatrice alla quale ho chiesto una benedizione speciale (e continuerò a chiedere) per tutta il personale dell’Ospedale San José, rivolgo i più affettuosi saluti a ciascuno in particolare, pregando che Dio, per intercessione di San Giovanni Bosco, riversi su tutti la sua copiosa benedizione

Artemide Zatti

Dopo aver partecipato a Roma alla canonizzazione di Don Bosco, fece una rapida visita a Boretto, il suo paese natale. Il 28 aprile 1934 si imbarcò a Napoli sulla nave “Oceania”, con un buon peso di ricordini per gli amici di Viedma, tra cui giunse con grande gioia a metà maggio. Si può immaginare l’accoglienza e quel che seguì. I ricordi della visita al Cottolengo si intrecciavano con quelli dell’incontro col Papa e con Don Bosco santo. Furono queste le uniche vere vacanze di Zatti: il suo spirito, più che il suo fisico, ne uscì rinnovato.